I Diamanti Sono Rari? | Rare white and fancy color diamonds, gems and jewelry

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La percezione della rarità dei diamanti solleva un dilemma interessante: sono davvero così introvabili come si pensa? 

La risposta più diretta a tale domanda è sì, i diamanti sono estremamente rari e no, non lo sono affatto. 

Questo dualismo, che dà adito non poca confusione, ha le sue ragioni e questo articolo intende mostrare al lettore la natura di questi importanti, ma in qualche modo incompresi, cristalli. 

Il responso finale si potrà comprendere solo dopo aver considerato tutte le variabili in gioco. 

In un recente articolo apparso su Geopop si afferma che postula il quesito nel quale si mette in discussione la unicità di queste gemme. 

Il prezzo, tuttavia, omette alcuni vitali elementi, non del tutto noti al grande pubblico – e talora anche agli esperti del settore. 

Per afferrare bene il senso di questo dilemma, qui di sicuro verrà illustrata la storia della produzione, il tasso d’estrazione attuale, il valore assoluto e relativo del materiale recuperato e i parametri attraverso cui si separano i diversi tipi di diamanti, a seconda di alcune caratteristiche specifiche. 

La storia della produzione di queste pietre prima della scoperta dei depositi africani nel 1866 si perde nel tempo. 

Le sue esatte origini non sono note, ma la ricerca di queste crea un viaggio affascinante attraverso millenni di attività estrattive e commerciali che hanno segnato il mondo delle gemme. 

Attraverso fonti storiche e trattati, possiamo delineare una breve cronologia di questa storia.

Evoluzione della produzione: Oltre 2000 anni di storia

Il momento storico in cui il diamante, l’adamas (l’indistruttibile) greco, il vajra hindu e’ diventato un oggetto di venerazione non solo filosófico-religiosa, ma anche físico non e’ noto. 

Tuttavia si hanno informazioni di come questa pietra abbia affascinato i suoi possessori per oltre 2.000 anni. 

Ecco qui di seguito un breve riassunto di questo viaggio nel tempo:

Primo millennio a.C. Antica India: 

L'India fu la prima nazione conosciuta per la produzione di diamanti, risalendo a tempi antichi. 

Il fiume Krishna, nell'attuale Andhra Pradesh, rappresentava una fonte importante di diamanti si da tempi antichi. 

Durante l'epoca della dinastia Maurya (circa 322-185 a.C.), emerse l'impero di Ashoka, il cui regno vide un'espansione significativa e un notevole sviluppo culturale. 

Chandragupta, predecessore di Ashoka, governò con saggezza sotto l'istruzione del suo consigliere Kautiliya, autore dell'Arthashastra, un testo fondamentale che menzionava il valore, le tendenze e il commercio dei diamanti. 

Risale anche al II-III secolo a.C. il ritrovamento di anelli con diamanti sia nell'Antica Bactria che nell'attuale territorio del Vietnam, evidenziando l'antichità e la diffusione dell'uso dei diamanti in quella regione del mondo. 

Il fiume Krishna, nell'attuale Andhra Pradesh, rappresentava una fonte importante di diamanti anche durante l'epoca dell'antico Impero Vijayanagara (circa 1336-1646 d.C.). 

Fonti come "The Ancient Geography of India" di Alexander Cunningham (1814-1893), archeologo scozzese e ufficiale dell'esercito britannico in India, forniscono dettagli sulle miniere di diamanti anche per periodi precendenti a quelli del suo mandato nel paese asiatico. 

Si ritiene che, durante l'antica epoca dell'Impero Vijayanagara, l’estrazione di queste gemme ammontasse ad alcune migliaia di carati all'anno. 

Queste quantità rimasero limítate anche nei periodi successivi, raggiongendo comunque un picco durante il regno Moghul.

VII-XIV secolo d.C. Indonesia: 

Le attività estrattive in Indonesia, specificamente nella regione di Kalimantan, risalgono a tempi antichi. 

Documenti storici indicano che l'estrazione di gemme, in particolare di pietre preziose come i diamanti, era praticata già nel tra il VII ed il XIV secolo, la documentazione attuale non è in grado di derminare l’esatto momento dei primi ritrovamenti. 

L'epoca di maggiore prosperità per l'industria estrattiva in Kalimantan si colloca tra il XVIII e il XIX secolo, quando la regione era sotto il controllo dei sultani di Banjarmasin. 

Durante questo periodo, la produzione e il commercio di diamanti e altre pietre preziose raggiunsero livelli significativi, contribuendo alla ricchezza della regione e alla sua reputazione come importante centro di estrazione di gemme. 

Tra i documenti storici che testimoniano l'attività estrattiva in Kalimantan vi sono le registrazioni di viaggiatori e mercanti europei, nonché i resoconti dei sultani locali e dei loro consiglieri. 

Nomi come il sultano Tahilalang di Banjarmasin e i suoi tesori di diamanti sono citati in vari resoconti storici. 

Le quantità recupérate in quest’area furono sempre molto limítate e fluttuanti e potevano variare da qualche centinaio a poche migliaia di carati all’anno. 

Anche oggi esistono dei giacimenti sfruttati da piccole imprese di minatori locali.

Dal XVI al XVIII secolo d.C., Golconda, Subcontinente Indiano - Impero Moghul: 

Durante il periodo dell'Impero Moghul in India, i diamanti raggiunsero un nuovo livello di prestigio e produzione. 

Il celebre diamante Koh-i-Noor, originario dell'India, è un esempio iconico di questa epoca. 

Trattati storici come "The History of the Mogul Emperors" di Edward S. Holden forniscono informazioni dettagliate su questo periodo. 

Durante questa epoca, la produzione annuale del subcontinente poteva superare saltuariamente i 10.000 carati. 

Al suo Massimo, essa forse si attestò addirittura fra i 50.000 e i 100.000 carati nell’arco di 12 mesi. 

Questo picco si verificò prima che il paese cadesse sotto il dominio britannico. 

L'India fu invasa dagli inglesi nel 1757, durante la Battaglia di Plassey, quando le forze britanniche sconfissero l'esercito del Nawab di Bengal. 

Questo evento segnò l'inizio del dominio britannico in India. 

Anche al top della produzione, la quantità di diamanti recuperata è da considerare come infinitesimale se confrontata con quella attuale (oltre 100 milioni di carati). 

Fu proprio durante la tarda Moghul, che l’industria di queste gemme crebbe significativamente. 

In quest’epoca, infatti decine di migliaia di lavoratori si dedicavano alle varie operazioni di estrazione, separazione e taglio di queste gemme. 

Il numero degli operai impiegati nella ricerca dei diamanti e nella lapidaria era talmente alto, da essere superato solo da quello dei soldati dei regnanti dell'epoca. 

Diamanti storicamente famosi (dimensioni relative alla loro forma grezza) come Great Moghul – 900 carati; Nizams – 440 carati, Regent-410 carati, Orloff 195 carati; Darya-e-Noor – 186 carati; Shah – 95 carati, Arciduca Giuseppe – 76 carati, Hope/francese blu – 182 carati, Kohinoor – 793 carati e molte grandi gemme senza nome o sconosciute sono state recuperate da questa terra proprio nell’epoca Moghul. 

Sfortunatamente, non è stato possibile identificare con precisione le fonti primarie della maggior parte dei diamanti di grandi dimensioni. 

Si sa comunque che il deposito più importante era quello di Kollur, nelle leggendarie miniere di Golconda. 

Golconda non era una città ma una vasta zona che oggi corrisponde grossolanamente agli stati di Andhra Pradesh e Telangana, intorno alla città di Hyderabad che ancora ospita il Forte di Golconda. 

Di recente (2011), è stato scoperto in India, nello stato del Madhya Pradesh, un deposito primario di diamanti (Majhgawan), le cui riserve totali sono stimate a 2,6 milioni di carati, una piccola percentuale della produzione totale del globo, ma sempre significativa.

XVIII secolo, Brasile: 

Intorno al 1725-30, il colosso latinoamericano divenne una fonte significativa di diamanti. dopo la scoperta delle miniere nella regione di Minas Gerais. 

La produzione annuale di diamanti in Brasile durante questo periodo raggiunse livelli discreti e solo ocasionalmente superava le 50.000 migliaia di carati all'anno. 

L'immissione di queste pietre, tuttavia, contribuì significativamente al mercato mondiale delle gemme. 

Testi come "Diamonds and Diamond Mining in Brazil" di John Mawe offrono una visione approfondita di questa fase storica.

Lewis Feuchtwanger (1805-1876), un chimico tedesco naturalizzato statunitense, attraverso i suoi scritti, diede un'idea piuttosto precisa della produzione di diamanti brasiliani tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX. 

Per ottenere tali dati, il si appoggiò ai resoconti di Spix e Martius, due autori suoi contemporanei che avevano fatto studi specifici nello stesso periodo, i cui scritti, tuttavia, non sono giunti al tempo presente. 

Secondo i loro appunti, furono prodotti in Brasile dal 1772 al 1818, cioè al tempo dell'Amministrazione Reale del Portogallo, 1.298.037 carati di diamanti; nei 5 decenni successivi, fino al 1864, quando la gestione era passata nelle mani degli olandesi, vennero estratti 1.700.000 carati. 

In totale, nei 92 anni di registrazioni della poroduzione vennero contati ben 2.998.037 carati; quindi in media, circa 32.500 carati all'anno. 

Da questa cifra furono esclusi quelli immessi sul mercato tramite contrabbando. 

Il valore dei suddetti diamanti, stimato in 8000 reais per carato, prodotti in Brasile, ammontava a 23.984.276.000 reais. 

Dai calcoli dei costi, si poteva riconoscere come la vendita delle pietre non riuscisse nemmeno a coprire i costi di produzione: il governo di Lisbona aveva pagato circa 24 reais al carato per le opere di estrazione, ma ne aveva ricavati solo una decina, ossia meno della metà dalla vendita. 

Per questo motivo, l'amministrazione di Rio de Janeiro fu indotta ad affittare le miniere a privati. 

A causa della diminuzione della produzione, anche il numero dei lavoratori scemò. 

Il picco d’estrazione si verificò nel 1784 quando furono recuperati ben 56.145 carati, e il più povero nel 1818, quando furono rinvenuti solo 9.396 carati. 

In Brasile, i diamanti di grandi dimensioni erano molto più rari che in India (allora conosciuta come Indie Orientali). 

Le pietre del subcontinente asiatico erano di tipo II, il che significa che provenivano da una profondità maggiore nella terra, dove erano generalmente di qualità molto migliore rispetto a quelle sudamericane. 

Un fatto curioso riguarda le imitazioni e i falsi: in quel tempo, ma in maniera minore anche oggi, zaffiri, zirconi incolori e topazi erano talvolta leggermente modificati o trattati e venduti come diamanti. 

Una ultima ma importante aggiunta va fatta per quello che riguarda il lavoro di estrazione di queste pietre. 

Una gran parte delle fatiche impiegate per raccogliere dal depositi alluvionali i cristalli preziosi vennero dalle braccia degli schiavi, inviati dall'Africa. 

La tratta degli schiavi in Brasile iniziò nel 1538. Nel 1800 il Brasile contava circa 1 milione di schiavi, il numero più alto di qualsiasi colonia delle Americhe. 

Nel 1850 questo scambio di merce umana tra Africa e Brasile finì, ma aumentò quello interna. 

La schiavitù fu ufficialmente abolita nel paese sudamericano nel 1888. 

Tuttavia, nel 1901 c’erano ancora circa 5000 schiavi africani impiegati nelle miniere di Bahia. 

Essi operavano con metodi che erano ancora primitivi. 

Ci vollero ancora altre decenni affinche questo sfruttamento venisse abbandonato. Anche questo trágico capitolo fa parte della storia del diamante.

Portogallo e Controllo Coloniale: 

Durante il periodo coloniale, il Portogallo esercitò un controllo significativo sulla produzione e il commercio di diamanti in Brasile. 

Questo periodo è documentato in trattati storici come "The History of Brazil" di Robert Southey e in resoconti coloniali portoghesi. 

Gia’ all’inizio del XVI secolo, non riuscendo a gestire il proprio impero nella sua vastita’. 

I monarchi lusitani demandarono il controllo del commercio dei diamanti a compagnie olandesi quali la “Vereenigde Oostindische Compagnie (VOC)”, che era in diretta competizione con quelle del nascente impero britannico, la East India Company.

Declino del Brasile e scoperta Africana: 

Verso la metà del XIX secolo, la produzione di diamanti in Brasile iniziò a declinare, aprendo la strada alla scoperta dei ricchi depositi africani. 

Il rinvenimento dei ricchi depositi, dopo il 1866, fu influenzata da una serie di fattori poco conosciuti. 

Inizialmente, la crescente domanda di diamanti durante il XIX secolo spinse gli esploratori a cercare nuove fonti di approvvigionamento. 

Tuttavia, la scoperta effettiva dei giacimenti africani venne favorita anche da circostanze geopolitiche, come il controllo coloniale (soprattutto da parte del regno britannico, ma non solo) dei territori ricchi di risorse, che rese possibile l'accesso ai giacimenti. 

Inoltre, l'evoluzione delle tecnologie di estrazione e il miglioramento delle conoscenze geologiche resero più efficiente l'individuazione e lo sfruttamento dei depositi diamantiferi nascosti sotto la superficie terrestre. 

Questi fattori combinati contribuirono alla rivoluzione in questo settore, aprendo nuove frontiere di produzione e cambiando il panorama mondiale del commercio delle gemme.

Il primo milione di carati: 

Nonostante i primi diamanti a comparire sul mercato provenissero da depositi alluvionali in India fino alla metà del XVIII secolo e in Brasile a partire dal 1725 circa, quantità commerciali significative non divennero disponibili fino alla scoperta dei diamanti associati ai camini kimberlitici in Sud Africa, iniziata alla fine degli anni '60 dell'Ottocento. 

La produzione di diamanti crebbe da diverse decine di migliaia di carati alla fine degli anni '60 dell'Ottocento a oltre un milione di carati nel 1871 o '72, con la maggior parte dei diamanti provenienti dai depositi di Kimberley, da cui prese il nome la roccia kimberlite. 

Durante questo periodo, una quantità sempre minore di pietre proveniva ancora dai giacimenti alluvionali del Brasile. 

Tra il 1872 ed il 1909, la produzione del colosso sudamericano cessò gradualmente. 

Nei successivi 50 anni, dal 1910 al 1960, le proporzioni relative dei diamanti prodotti in fonti primarie rispetto a quelli alluvionali e costieri cambiarono drasticamente. 

Durante la seconda metà del Novecento, furono scoperti ampi depositi alluvionali e spiagge, inizialmente lungo la costa dell'Africa sudoccidentale e poi nel Congo Belga, in Angola, nell'Africa occidentale e in Sud Africa. 

Fino al 1935, la produzione dei giacimenti primari rappresentava meno del 4% del totale rispetto al 95% della produzione alluvionale, mentre il restante era la produzione sulla spiaggia. 

Lo sfruttamento di depositi primari dopo un breve picco tra i conflitti mondiali, riprese negli anni '60, con la scoperta di grandi camini di kimberlite in Sud Africa, Botswana e Siberia, seguita dall’individuazione di altri depositi negli anni '70, tra cui quelli australiani. 

Nel 1990, il materiale proveniente dai depositi primari rappresentava l'80% del totale, con questa percentuale in costante aumento da allora. 

L'emergere di nuovi giacimenti spostò parzialmente l'attenzione al di fuori dell'Africa, come evidenziato dalla scoperta del camino di lamproite Argyle, AK1, in Australia occidentale, nel 1979 e dall'avvio delle operazioni estrattive nel 1986. 

La produzione di Argyle ebbe un impatto significativo sulla produzione mondiale, raggiungendo il suo apice nel 1994. 

La presenza di pietre di piccole dimensioni, adatte sia per la gioielleria che per gli usi industriali, fu promossa proprio da Argyle, principalmente a causa del tipo di gemme recuperate dall'enorme miniera. 

La sua produzione consisteva principalmente di grezzo piccolo e di colore spesso marrone o giallo. 

Questo introdusse una nuova categoria di diamanti “quasi gemma” sul mercato. 

Gli avanzamenti nelle tecnologie legate all'estrazione e alla separazione influenzarono la quantità e la qualità delle pietre recuperate nel tempo. 

Questi progressi permisero una maggiore esplorazione delle aree geologiche con potenziale diamantifero e consentirono anche di recuperare cristalli più grandi.

Da pochi e puri a tanti e inclusi: aumenta la produzione, cala la qualità

Dopo aver esaminato la percezione della rarità dei diamanti e le loro origini storiche, ora si erploreranno le principali regioni produttrici di diamanti nel corso dei secoli.

Nel periodo compreso tra il 1870 e il 2005, sono disponibili dati riguardanti la produzione annuale mondiale di diamanti grezzi, sia in termini di peso che di valore in carati. 

Questi dati coprono un totale di 27 nazioni produttrici e 24 miniere principali. 

Nel corso dei secoli, la produzione globale ha conosciuto fluttuazioni significative, con periodi di aumento dovuti all'apertura di nuovi giacimenti e periodi di calo causati da conflitti bellici, instabilità politica e crisi economiche che hanno influenzato l'attività mineraria o la domanda di diamanti. 

Inizialmente, la produzione africana dominava il panorama diamantifero mondiale, con il Sudafrica come principale protagonista, seguito dalla Namibia, dall'Africa occidentale e dal Congo. 

Tuttavia, a partire dagli anni Sessanta, l'estrazione da fonti non africane, come l'Unione Sovietica, l'Australia e successivamente il Canada, ha acquisito un'importanza sempre maggiore. 

È importante notare che le distinzioni tra il peso in carati e il valore dei diamanti hanno un impatto significativo sull'interpretazione dell'importanza relativa di ciascuna regione produttrice. 

Si stima che la produzione globale totale dall'antichità al 2005 sia di 4,5 miliardi di carati (e circa 2 miliardi di carati aggiuntivi da allora), per un valore di 500 miliardi di dollari attuali (202x), con un prezzo medio per carato di 70 dollari. 

Per il periodo 1870-2005, il Sudafrica è al primo posto in valore e al quarto posto in peso in carati, principalmente a causa dei suoi vecchi depositi. 

Il Botswana è al secondo posto in valore e al quinto in peso in carati, sebbene la sua storia risalga solo al 1970. 

Oggi, cosi coime 20 anni fa, la Russia è al primo posto in peso e al secondo in valore, mentre il Botswana è primo in valore totale e secondo in peso. 

I diamanti provenienti da depositi alluvionali sono conosciuti fin dall'antichità, mentre quelli primari (kimberlite e, dal 1985, lamproiti) iniziò solo allá fine dell’Ottocento. 

Da allora, la massa della produzione seguì non solo le tecnologie di estrazione, ma anche quelle di separazione dei diamanti dalle altre rocce o dalle rocce madri. 

Con la scoperta dei giacimenti africani, dopo un inizio in cui i cristalli pregiati recuperati vicino alla superficie formavano il grosso dell'estrazione, si iniziò ad andare all'interno dei camini kimberlitici (i primi furono scoperti proprio in questo periodo). 

Con l’estrazione di pietre direttamente dalle profondità della terra, la qualità del grezzo iniziò a calare. 

Già alla fine del XIX secolo, le pietre di scarso valore avevano superato in quantità quelle pregiate. 

Intorno alla metà del XX secolo, si assiste ad un ulteriore incremento della produzione di pietre destinate agli attrezzi, anche grazie alla scoperta dei depositi in Congo (allora chiamato Zaire). 

Nel 1986, la miniera Argyle, in Australia Occidentale, iniziò la sua produzione immettendo sul mercato una grande quantità di diamanti di piccole dimensioni e spesso a cavallo tra il livello adatto alla gioielleria e quello destinato alle macchine, nacque così la qualità quasi gemma.

Dove sono e quante sono i depositi attuali -Numero camini kimberlitici, attivi

Ma Dove si trovano questi preziosi cristalli? 

Quante sono le miniere? 

Ecco qui sotto alcuni dettagli a riguardo.

Circa 6.400 “camini” di kimberlite (altre fonti dicono 8000) sono stati scoperti nel mondo fino al 2020; di questi, circa 900 sono stati classificati come diamantiferi (depositi primari), e tra essi tra 30 e 50, considerando la tecnologia e le condizioni economiche presenti, sufficientemente produttivi per ospitare una miniera di estrazione. 

La kimberlite è una roccia ignea, che solo a volte contiene diamanti e prende il nome dalla città di Kimberley in Sudafrica. 

Essa si trova nella crosta terrestre in strutture verticali note, appunto, come “camini” kimberlitici, ma a volte anche in dighe ignee e gradoni di roccia orizzontali. 

Questi camini hanno dimensioni variabili, possono contenere pietre preziose fino a coprire una superficie di 200 ettari intorno alla zona di eruzione e rappresentano la fonte più importante per l’estrazione dei diamanti. 

I geologi sembrano concordare sulla teoria che tali strutture coniche si siano formate a profondità normalmente comprese tra 150 km e 250 km (ma nel caso di cristalli di tipo 2, molto più rari e grandi, anche molto più profonde, tra i 660 km e fino a quasi 1000 km) all'interno del mantello. 

Esse sono formate da manti litici esotici a basso contenuto di silice e buone percentuali di oligoelementi. 

In questi ambienti delle profondità della terra, i piccoli cristalli di carbonio quasi puro (al 99,95% circa, nel caso di diamanti di qualità gemma) vengono “sparati” verso la superficie rapidamente e violentemente (a quasi 200 km/h). 

Questi fenomeni, che si verificano solo di rado (si pensa che l’ultimo possa risalire a ben 20 milioni di anni fa), possono verificarsi solo intorno a zone antiche della terra, dette “cratoni”, nelle quali la struttura di mantello e crosta sono sufficientemente regolari da permettere a queste esplosioni di raggiungere l’aria aperta. 

Qualora il tragitto venisse interrotto per l’irregolarità della struttura interna della massa terrestre, i diamanti non riuscirebbero mai a vedere la luce del sole, ma resterebbero confinati alle zone di blocco ove si trasformerebbero in grafite o anidride carbonica. 

Vista l’importanza di queste pietre sul mercato mondiale, le esplorazioni proseguono incessantemente. 

Nonostante il continuo allarme sollevato dalle grandi compagnie che dichiarano le fonti di diamanti come molto limitate ed in procinto di esaurirsi, nuove scoperte aggiungono depositi ogni anno, ma è difficile tracciarne una mappa, poiché spesso la loro collocazione non viene divulgata immediatamente. 

Le esplorazioni continuano e vengono sondate anche aree dove la presenza di giacimenti diamantiferi non è così ovvia. 

Per esempio si stanno ricercando giacimenti in Finlandia, nelle Alpi europee, in Antartide ed in Pakistan, dove sono stati ritrovati isolati esemplari. 

Da questi pochi rinvenimenti alla creazione di grossi complessi minerari sono richiesti molti anni di sperimentazione e verifica prima di poter immaginare l’apertura di una nuova miniera di diamanti. 

Esistono molte variabili che vanno cautamente considerate. 

Non solo la quantità di pietre sufficientemente pure per essere impiegate in gioielleria può variare in maniera significativa da un deposito all’altro, ma anche la loro grandezza, il loro colore e la loro qualità. 

Tutte queste caratteristiche si traducono in denaro. 

Le varie miniere sparpagliate per il mondo offrono proporzioni e guadagni molto differenti l’una dall’altra. 

Per esempio i giacimenti di Canada e Australia producevano, nei loro anni migliori, rispettivamente 23 e 17 milioni di carati annui, ma la media del costo delle singole gemme, in entrambi i casi, non raggiungeva i 100 dollari al carato. 

I diamanti australiani erano particolarmente “economici” e venivano pagati mediamente solo circa 11.7 dollari al carato. 

La miniera di diamanti Argyle, la più importante dell'Australia, è stata chiusa nel novembre 2020. 

La Namibia è constante fonte di circa 2 milioni di carati annui (di origine alluvionale), ma il prezzo pagato per ognuno di essi è molto più alto: esso spesso supera i 500 dollari di media (in un anno). Nel 2018, il Sierra Leone vendeva i suoi 300.000 carati annui a circa 420 dollari l’uno. 

Il Lesotho ne produceva solo alcune migliaia, ma li piazzava ad oltre 1000 dollari il carato.

Il dominio del continente africano

L'Africa è la principale regione produttrice di diamanti grezzi, rappresentando il 51% della produzione in peso e il 66% in valore (Fonte: World Diamond Council). 

Nonostante l'estrazione dei diamanti in Africa sia relativamente recente, con meno di 200 anni di storia, il continente vanta una ricca storia che risale a migliaia di anni fa (Fonte: De Beers Group). 

Nel corso del XX secolo, l'Africa ha giocato un ruolo cruciale nella produzione globale di diamanti, con il 98% dei diamanti mondiali provenienti dal continente tra il 1889 e il 1959. 

In sintesi, sebbene la maggior parte dei diamanti naturali estratti sia al di sotto di 1 carato, i diamanti grezzi di qualità gemma, indipendentemente dal loro peso in carati, contribuiscono in modo significativo al valore e al fascino del settore (Fonte: International Diamond Exchange). 

La produzione globale stimata di diamanti naturali di qualità gemma nel 2015 è stata di circa 56 milioni di carati (Fonte: World Diamond Council). 

Questi diamanti rappresentano le preziose gemme utilizzate in gioielleria e ornamento, svolgendo un ruolo essenziale nell'industria dei gioielli di lusso e nel mercato delle pietre preziose. 

Tuttavia, anche all’interno di questa cifra imponente, vanno fatte delle distinzioni doverose. 

Lo spettro di pietre dedícate al mondo dei preziosi include materiale di varia natura. 

Dai piccoli brillante di colore giallo sbiadito, alle pietre di dimensioni maggiori ma di scarsa limpidezza,

I giorni nostri: paesi estrattori e valori di oggi (2022)

I dati del 2023 sono disponibili, ma poiché sono recenti, offrono solo un numero limitato di articoli analitici. 

Per questo motivo, il 2022 sembra una scelta più appropriata. 

Anche se alcune novità significative nel settore possono essere emerse nel 2022 a causa di contingenze specifiche del settore stesso, fluttuazioni legate alle economie nazionali e instabilità geopolitica, queste non sono indispensabili per comprendere l'argomento principale, ossia la presunta scarsità dei diamanti. 

Ecco alcuni dettagli significativi sull'output globale di queste gemme:

Come in passato, i primi 10 paesi produttori di diamanti grezzi rappresentano collettivamente il 99,2% di tutti i diamanti estratti durante l'anno. 

Da decenni, la Russia è il principale produttore di grezzo, con una estrazione totale di circa 42 milioni di carati, posizionandosi davanti agli altri paesi. 

Seguono il Botswana al secondo posto, con 24,8 milioni di carati, e il Canada al terzo, con 16,2 milioni di carati. 

È importante notare che, sebbene un maggiore peso in carati contribuisca alla produzione complessiva, non è necessariamente correlato a un valore superiore. 

Tanto per dare un esempio, nel 2022 il Botswana ha prodotto solo il 59% del peso dei diamanti della Russia, ma il suo valore commerciale è stato di quasi 5 miliardi di dollari, circa 1,5 volte superiore a quello della Russia nello stesso anno.

Anche l'Angola, piazzandosi sesto in questa graduatoria, occupa il terzo posto per valore, mettendo in luce l'importanza delle pietre di qualità gemma e, di conseguenza, la loro relativa scarsità nel complesso, come si può dedurre dalle cifre medie del costo per carato.

Secondo varie fonti, fino ad oggi, sono 39 i paesi in cui sono stati trovati dei diamanti. 

In ordine d’importanza, questi sono: Sudafrica/Sud Africa - Russia - Botswana - Congo (Kinshasa) - Australia - Canada - Angola - Namibia - Sierra Leone - Tanzania - Zimbabwe - India - Venezuela - Liberia - Guinea - Costa d'Avorio - Ghana - Repubblica Centrafricana - Repubblica del Congo (Brazzaville) - Mali - Niger - Nigeria - Guinea-Bissau - Ciad - Madagascar - Camerun - Gabon - Uganda - Kenya - Lesotho - Algeria - Egitto - Marocco - Sudan - Etiopia - Zambia - Mozambico - Burkina Faso – Mauritania. 

Tra essi, 22 paesi si dedicavano, nel 2022, alla produzione di diamanti grezzi estraendoli da depositi primari (dalla roccia in cui si formano o sono portati in superficie) o secondari (in aree più o meno lontane dal loro punto di fuoriuscita dalla terra). 

La tabella qui sotto illustra i leader di tale produzione per peso e valore. 

Questi dati sono stati estrapolati da quelli pubblicati dal Processo di Kimberley (che si occupa dei cosiddetti diamanti di sangue). 

In questa graduatoria, la Russia occupa il primo posto come il più grande produttore mondiale di diamanti grezzi, in termini di volume, mentre il Botswana, subito dietro, sorpassa il colosso di Mosca in termini di valore assoluto, stabilendosi come top esportatore.

Va ricordato, per coloro che non avessero familiarità con questi oggetti preziosi, che il carato è l'unità di misura del peso fisico dei diamanti. 

Un carato corrisponde a 0,200 grammi, il che significa che ci vogliono oltre 2.265 carati per equivalere a 1 libbra e 5000 in un Kg. 

La distribuzione, le caratteristiche e il valore dei diamanti grezzi sono distribuite inegualmente. 

Come specificato in precedenza, poche nazioni coprono la stragrande maggioranza del fabbisogno mondiale. 

Tuttavia, un maggior peso non significa necessariamente un valore maggiore per la pietra lavorata. 

Altri fattori come il taglio, il colore e la purezza influenzano anche il valore di un diamante. 

Il valore medio per carato suggerisce che una percentuale significativa dei diamanti estratti potrebbe appartenere alla categoria industriale. 

Questo perché i diamanti industriali, utilizzati principalmente per scopi tecnologici e commerciali anziché per gioielli, tendono ad avere un valore inferiore rispetto ai diamanti di qualità gemma. 

Se il valore medio per carato è basso, potrebbe indicare che una considerevole quantità di diamanti estratti è destinata all'uso industriale, anche se non è possibile stabilire con esattezza la proporzione esatta. 

Questa interpretazione suggerisce che l'industria mineraria potrebbe essere più orientata alla produzione di diamanti destinati a scopi industriali piuttosto che al mercato dei gioielli di lusso.

Depositi futuri: i nuovi progetti di espansione o inizio attivita estrattive

Quei mastodontici progetti estrattivi, costruiti attorno ai camini kimberlitici per estrarre fino all'ultimo diamante utile, hanno una vita limitata. 

Molti di questi complessi industriali, con trivellazioni che raggiungono anche oltre un chilometro di profondità, possono durare solo alcune decine di anni. 

Tra i più longevi c'è la miniera Cullinan (una volta chiamata Premiere), aperta nel 1903 e ancora in funzione, con una prospettiva di estrazione fino al 1945. 

Tuttavia, la maggior parte dei giacimenti non dura così a lungo. Molte fonti primarie di diamanti sono operative per 20-30, talvolta 40 anni. 

Ad esempio, la famosa miniera Argyle in Australia Occidentale ha chiuso nel 2020 dopo 34 anni di servizio onorato (aperta nel 1986). 

Nel corso degli anni, l'evoluzione tecnologica nel settore geologico ha portato a individuare più frequentemente nuovi camini diamantiferi, migliorando la separazione dei diamanti grezzi dalle rocce madri e estendendo la vita dei giacimenti esistenti.

  • Luaxe - Angola (ALROSA-Endiama) – produzione piena dal 2027 (8 Mct/a – milioni di carati annui)
  • Mir (ALROSA) – Yakutia, Russia, aumento produzione, 2025 (2 Mct/a)
  • Maiskasa (ALROSA) - Yakutia, Russia, aumento produzione, 2025 (2 Mct/a)
  • Chidliak (De Beers) - Nunavut, Canada, 20?? (1,2 Mct/a)
  • Vodoreazdelnye Galechniki (ALROSA) – Arkhangelsk, Russia, aumento produzione, 2026 (circa 1 Mct/a)
  • Karowe (Lucara D.) Botswana, aumento produzione, 2028 (circa 1 Mct/a)

Le categorie dei grezzi

I diamanti hanno due utilizzi principali: 

nella gioielleria, per la loro rarità e bell'aspetto, e nell'industria, per le loro proprietà molecolari uniche. 

In termini di quantità, pur essendo molto difficile calcolare la proporzione esatta, si stima che circa il 30% dei diamanti sia di qualità gemma e vienga distribuito agli esperti per il taglio, la lucidatura e la produzione di gioielli. 

Il restante 70% dei diamanti viene venduto per applicazioni industriali di tutti i tipi.

La proporzione tra diamanti destinati alla gioielleria e quelli utilizzati nell'industria varia di anno in anno e da regione a regione. 

Gli esperti del settore stimano che negli ultimi due decenni questa proporzione si sia mantenuta tra il 65% e l'85% di tutti i diamanti estratti. 

Questo significa che almeno due terzi dei numerosi milioni di carati estratti non sono destinati al mercato dei gioielli, mentre una considerevole parte della restante quota è costituita da gemme di dimensioni ridotte, spesso con inclusioni, e di colore prevalentemente giallo o marrone. 

Solo una piccola frazione del totale possiede le caratteristiche che alcuni considerano lo standard, sebbene questa percezione non sia sempre accurata.

Prima di essere suddivisi in categorie di purezza e valore, tutti i diamanti estratti devono passare attraverso un processo di screening e vengono separati in lotti omogenei. 

Successivamente, vengono indirizzati a acquirenti specializzati. 

Le operazioni di classificazione avvengono in base alle caratteristiche intrinseche dei diamanti, al loro potenziale per il taglio e la lucidatura, nonché alla domanda di mercato. 

Queste forme di classificazione sono fondamentali per consentire ai minatori e ai commercianti di gestire efficacemente il proprio inventario e massimizzare il valore dei diamanti grezzi. 

Di seguito è riportato un elenco esauriente delle principali categorie di classificazione utilizzate da aziende come De Beers e altre, corredato da brevi descrizioni:

Diamanti di qualità industriale: Questi diamanti sono adatti per applicazioni industriali che richiedono durezza e resistenza. Possono contenere inclusioni o imperfezioni che li rendono meno adatti per scopi ornamentali.

Diamanti di qualità gemma: Questa categoria include diamanti grezzi con qualità ottimali per la produzione di gioielli e ornamenti. Sono caratterizzati da una chiara trasparenza, colore vivido e basso contenuto di inclusioni.

Queste categorie di classificazione forniscono una struttura chiara per la valutazione e la gestione dei diamanti grezzi, consentendo alle aziende di soddisfare meglio le esigenze del mercato e ottenere il massimo valore dai loro inventari di diamanti. 

Le informazioni sono state ottenute da fonti autorevoli come De Beers e altre aziende leader nel settore dei diamanti, nonché da pubblicazioni specializzate nel settore.

Qualità-gemma (in inglese: Gem Quality): diamanti che soddisfano criteri rigorosi di colore, purezza e dimensione, adatti per gioielli di fascia alta e pietre preziose da investimento. 

Questi diamanti in genere hanno il valore più alto grazie alla loro eccezionale chiarezza e rarità. 

Questa categoría non compare tra quelle di selezione (come quelle sotto), ma viene utilizzata nel settore per distinguere le pietre suficientemente pulite per essere utilizzate nel monodo dei preziosi dalle altre. 

Esiste anche la qualità-quasi-gemma (in inglese: Near Gem Quality). 

In qusto gruppo possono apparire pietre una cui parte, suficientemente ampia, potrebbe essere utilizzata come materiale da taglio.

Realizzabili (in inglese: Makeable): diamanti adatti al taglio in gemme lucidate senza perdite significative, solitamente con buon colore, chiarezza e forma. Questi diamanti sono apprezzati per il loro potenziale di produrre gemme finite di alta qualità.

Segabili (in inglese: Sawable): diamanti grezzi adatti al taglio in più pezzi. Sebbene alcuni diamanti segabili possano avere una purezza inferiore rispetto alle pietre di qualità gemma, possono comunque avere un valore considerevole a seconda delle caratteristiche delle gemme lucidate risultanti.

Scindibili (in inglese: Cleavable): Diamonds with internal flaws or cleavage planes that make them prone to breaking along certain directions during cutting.

Piatti (in inglese: Flat): Diamanti dalle forme piatte o allungate. Il valore dei diamanti piatti dipende dalla loro chiarezza, colore e potenziale per la creazione di gioielli dal design unico.

Macle (in inglese: Macle): diamanti con forme piatte e triangolari dovute al gemellaggio durante la crescita dei cristalli. Mentre alcuni diamanti macle possono essere di alta qualità, altri possono avere una chiarezza e un valore inferiori a seconda delle loro caratteristiche specifiche.

Macchiati (in inglese: Spotted): diamanti con inclusioni o imperfezioni superficiali evidenti. Questi diamanti possono avere un valore ridotto rispetto alle pietre più chiare, ma possono comunque essere utilizzati per determinati stili di gioielleria o per scopi industriali.

Nebulosi (in inglese: Frosted):  Diamanti dall'aspetto smerigliato o nebuloso a causa delle caratteristiche della superficie, che spesso richiedono ulteriore lucidatura o trattamento.

Schegge (in inglese: Chips): piccoli frammenti o schegge di diamanti. I chip hanno generalmente un valore e una purezza inferiori rispetto ai diamanti intatti, spesso utilizzati in gioielleria di qualità inferiore o in applicazioni industriali.

Industriali (in inglese: Industrial): Diamanti considerati inadatti per il taglio di gemme a causa delle dimensioni, della qualità o della forma, ma preziosi per scopi industriali come utensili di taglio o abrasivi. Fino allá fine degli anni ’90 anche pietre di colori poco desiderati (a quel tempo) come marrone o nero, spesso venivano considérate come non utilizzabili nel mondo della gioielleria e quindi usate come pietre industriali. Oggi (2024), molte di queste gemme sono incastonate in anelli, orecchini e collane.

Queste categorie di classificazione sono cruciali per valutare il potenziale valore e i requisiti di lavorazione dei diamanti grezzi, guidando le decisioni su come tagliare, lucidare e commercializzare efficacemente le pietre.

Il proceso di separazione: Il sortimento (sorting in inglese)

La selezione dei diamanti è una pratica basata sulla distinzione in specifiche categorie di grezzo in base alla sagoma dei cristalli, al loro colore, alla purezza e alle dimensioni in carati. 

Essi possono essere inseriti in una delle oltre 12.000 categorie, quindi è necessaria molta esperienza per classificarli correttamente. 

La categoria in cui viene inserito un diamante determina come sarà il prodotto finito, rendendo questa fase della catena delle materie prime cruciale. 

De Beers, così come gli altri grandi nomi dell'industria, dispone di diversi esperti, sia all'interno dell'azienda che nelle comunità locali dove le pietre vengono raccolte dalla terra madre, che si concentrano esclusivamente sulla selezione dei diamanti. 

Il più grande impianto di selezione dei diamanti del colosso controllato da Anglo-American si trova in Botswana, vicino alle miniere. 

Questa posizione riduce i viaggi e le spese tra le miniere e lo smistamento. Il sortimento è l'ultima fase raggiunta da un diamante grezzo. 

A quel punto, le parcelle contenenti grezzi dello stesso tipo vengono presentate a clienti speciali chiamati Sightholder (nel caso di De Beers), che poi si occupano delle successive fasi di preparazione delle pietre.

Questa industria fornisce posti di lavoro alle comunità locali che circondano le miniere. 

Questo fatto è rilevante poiché molte di queste comunità si trovano in zone disagiate. 

Se le operazioni di recupero vengono fatte con criterio, esse risultano utili anche per l'ambiente stesso perché le persone imparano a prendersi cura del mondo che le circonda.

Nel 2023, la società mineraria di diamanti De Beers aveva in mano circa il 29,5% della fornitura mondiale di diamanti. 

Tuttavia, è interessante notare che pochi decenni fa, circa l’80-85% della fornitura mondiale di queste pietre era di proprietà proprio di De Beers. 

Per circa 100 anni, dall 1888, anno della sua fondazione, ai primi anni ’90 del secolo scorso, la società offrriva un chiaro esempio di monopolio. 

Sebbene la posizione dominante di questa compagnia, un tempo controllata dalla familia Oppenheimer, sia diminuita rispetto al passato, De Beers mantiene ancora un ruolo significativo in questo mercato.

Carati, taglio e resa: quantità non vuol dire qualità

La ritenzione di peso, o resa, per alcuni tagli di diamante comuni è la porzione di gemma finita ricavata dal cristallo iniziale e viene espressa in percentuale (%). 

Fattori che influenzano questa quantità includono la presenza di inclusioni, la loro posizione, la forma del cristallo iniziale, il tipo e l'uniformità del colore, e la forma della pietra finita. 

Durante il processo di modellazione, che comprende il taglio e la lucidatura del diamante per trasformarlo in una gemma finita, si verifica una perdita di materiale. 

Parte del grezzo viene completamente persa, mentre una porzione viene riutilizzata per creare gemme più piccole, diamanti industriali o polvere diamantina. 

È importante notare che la maggior parte delle gemme estratte non è pura e presenta difetti. 

Ciò comporta che una percentuale del peso venga scartata, in parte o del tutto, per eliminare o ridurre la presenza di inclusioni. 

A volte, è necessario sacrificare intere sezioni di un cristallo per ottenere una gemma di qualità superiore. 

Inoltre, anche i cristalli grezzi, apparentemente di grandi dimensioni, possono alla fine dare vita a gemme di dimensioni molto più ridotte.

I diversi stili di taglio, già di per sé, implicano una certa percentuale di scarto. 

Ad esempio, per ottenere un diamante di taglio brillante rotondo di circa un carato, solitamente si parte da un grezzo di 2 o 3 carati. 

Tuttavia, in caso di minor qualità della pietra iniziale, la perdita può essere anche molto maggiore. 

Di seguito sono riportate le resa approssimative massime (il che vuol dire che spesso queste percentuali sono minori) per i diamanti grezzi di tipo "sawable" tagliati in diverse forme:

Dal materiale residuo possono essere create una o più pietre di dimensioni minori, aumentando di fatto la resa totale. 

Questo vale per la maggior parte dei tagli, nei quali la parte di cristallo avanzato è di qualità sufficiente per essere ulteriormente lavorata.

  • Brillante rotondo: 40-50%
  • Princess: 65-75%
  • Ovale: 50-60%
  • Cuscino: 60-70%
  • Smeraldo: 55-65%
  • Trillione: 60-70%

Nota: La resa può variare notevolmente in base alle caratteristiche specifiche del diamante grezzo e alla maestria del diamantaio. 

I diamanti grezzi di tipo "makeable" tendono ad avere rendimenti più alti, mentre quelli di tipo "spotted", "flat" o "cleavable" possono avere rendimenti significativamente inferiori a causa delle imperfezioni e delle inclusioni presenti.

Una simulazione – facciamo un gioco

In questa sezione, viene presentata una simulazione sulla valutazione della percepita abbondanza dei diamanti. 

È importante sottolineare che i dati presentati sono approssimativi e possono variare anche in maniera significativa. 

Tuttavia, questo esercizio offre un'interessante opportunità per comprendere il concetto di rarità nel contesto del mondo minerale e le sfide associate alla determinazione di cifre precise. 

Questo esperimento, per scelta dell’autore, si propone di esplorare quanto sia semplice (o complicato) produrre un diamante di taglio brillante rotondo, la forma più comune, incolore (D-F) e di alta purezza (VS+) di un carato. 

Ancora una volta, si precisa che i valori qui indicati sono arbitrari e vanno interpretati di conseguenza. 

Per cominciare, si parte da una quantità di 150 milioni di carati, che supera la produzione media dell’ultimo quinquennio.

Almeno due terzi dei diamanti (generalmente oltre quattro quinti) sono di tipo industriale o quasi gemma. Ciò lascia un saldo di circa 50 milioni. 

Combinando i dati disponibili da varie fonti (GIA, Bain&C, KPCS e Statista, laboratori di valutazione e informazioni dai principali produttori di diamanti), si può comprendere che i grezzi sopra i 2 carati rappresentino solo una piccola percentuale della produzione totale, stimata intorno all'1% o al 2%. 

Quindi, dei 50 milioni di carati, ne resta 1 (prendendo il 2%, il piu’ alto, come riferimento). 

A questo punto è necessario considerare il colore, o meglio la sua assenza. 

I diamanti perfettamente incolori (D nella scala del GIA) sono molto rari. 

Pur includendo quelli classificati come E e F, anch'essi "incolori", si ottiene una porzione esigua di cristalli, rispetto al totale. 

Anche se i dati sono insufficienti per una determinazione precisa, si presuma in questo esercizio (in maniera del tutto arbitraria) che essi siano meno dell’1% di tutti quelli presenti (il grosso della produzione mondiale e’ costituito da pietre piu’ o meno giallastre o marroncine) nel mercato. 

Del milione di cristalli ancora a disposizione, sopra i 2 carati, ne rimane solo una frazione, ossia circa 10.000, ancora una cifra rispettabile, ma la scrematura non finisce qui. 

L'ultimo fattore da considerare è la purezza. 

Anche qui bisogna un po’ arrampicarsi sugli specchi per dare cifre che abbiano senso. Anche in questo caso si resterà di manica larga. 

Per ottenere una gemma completa sfaccettata di un carato, si ha bsogno di un grezzo pulito che pesi circa il doppio, oppure una pietra molto più grande che abbia una porzione sufficentemente limpida da ottenere il brillante desiderato. 

Anche in questo caso si prenderà in considerazione una cifra molto alta, probailmente di vari gradi di magnitudine superiore a quella reale. 

A beneficio di questa simulazione si calcoli che solo il 5-10% del materiale estratto possa raggiungere un grado di purezza VS nel sistema GIA. 

Dei 10.000 carati di diamanti grezzi ancora sul piatto, solo 1.000 potrebbero dare vita a 500 solitari (da 2 carati di grezzo, se ne ottiene un carato sfaccettato) dalle caratteristiche specifiche, all’anno. 

Pur non conoscendo le stime esatte - probabilemnte compagnie come De Beers o ALROSA potrebbero dare una versione maggiormente precisa di queste proporzioni - ed avendo utilizzato numeri verosimilmente grandi rispetto alle disponibilità reali, si comprende come, anche una pietra, sì, di ottima qualità, quale un brillante, VS, incolore, ma pur sempre un oggetto relativamente comune, non sia poi così facile. 

Non si faccia confusione col fatto che anelli con brillanti da un carato sono un articolo comune. 

In questa analisi si è specificato che i solitari esaminati sono di un tipo ben definito. 

Il calcolo, un piccolo gioco senza la pretesa di essere accorato al 100%, inoltre, omette tutta una serie di altri fattori (pietre di maggiori dimensioni, pietre accidentalmente rovinate ecc). 

Lo scopo di questa simulazione è, come esplicitato nella parte iniziale, quello di illustgrare quanto, anche una gemma di dimensioni relativamente piccole, abbia una disponibilità piuttosto limitata, in particolare se si considera che questa offerta copre l’intero pianeta.

Per riassumere, dei 150 milioni di carati iniziali, solo una minuscola frazione può aspirare a diventare un solitario di pregio per anelli eleganti. 

Se si desiderano diamanti più grandi o di colore fancy/fantasia, queste cifre si riducono a poche unità per anno, se non per decennio. 

Mentre i diamanti industriali sono abbondanti, quelli di buona qualità sono già meno comuni, mentre se si considerano quelli “top”, la scelta è estremamente ristretta e tali pietre possono essere praticamente introvabili.

Tirando le Somme

Dunque, tornando al quesito iniziale, sono davvero così rari i diamanti come si dice? Posto così, questo quesito non ha molto senso. 

Se si guarda all'intera produzione annuale, decisamente no, ma si cercano pietre di una certa qualità, e più questa è alta, più questi cristalli diventano infrequenti, introvabili, davvero unici. 

Certo, esistono altre gemme altrettanto, se non più rare: 

la tanzanite, la musgravite, la painite, il berillo rosso, per citarne alcune, tuttavia, queste hanno qualità ottiche, fisiche e chimiche diverse da quelle riscontrate nei diamanti. 

Pur non volendo confrontare fattori come la bellezza, del tutto soggettiva, o la durevolezza, va considerata anche l'incredibile storia di quest'ultimo. 

Quale altra gemma ha, come poche altre, ornato e impreziosito i simboli di re e imperatori di tutto il mondo nel corso dei secoli? 

Anche questo ha un valore. La rarità di un certo tipo di diamanti non dovrebbe essere in discussione.

Qualora si volessero muovere delle critiche ai “grandi” di questo settore, come De Beers oppure al “diamante” come categoria, forse bisognerebbe volgere la propria attenzione ad altre questioni. 

Per esempio, ci si può domandare perché queste pietre aumentano di valore per differenze che anche gli esperti fanno fatica ad individuare. 

La quantità di colore tra una pietra D ed una E è veramente impercettibile, passare da VVS1 a VVS2 implica la presenza di inclusioni quasi invisibili e così via. 

Un altro appunto che si potrebbe sottoporre all’industria è quello legato alla rivendita dei diamanti. 

Un brillante di seconda mano viene pagato “noccioline”, ma un diamante non era per sempre? Immutabile? 

Una terza considerazione potrebbe essere legata allo sfruttamento di esseri umani, uomini, donne, inclusi minori, in alcune zone del pianeta dove questi minuscoli oggetti vengono raccolti a mano, in situazioni davvero disagiate.

In conclusione, i diamanti non sono soltanto oggetti di assoluto e innegabile lusso, ma anche un mondo complesso e controverso che solleva domande fondamentali sul valore, l'etica e l'equità. 

Questa pietra, che per oltre un secolo è rimasta rara, ma certamente meno introvabile rispetto al passato, ha smesso di essere un'esclusiva delle classi aristocratiche ed è oggi oggetto di discussione. 

Le nuove generazioni, le nuove politiche e le nuove tecnologie stanno mettendo alla prova la supremazia di una gemma che sembrava intoccabile. 

Dovunque il mercato dei preziosi decida di posizionarla nei prossimi anni, ci si augura che lo faccia per le sue caratteristiche reali e non per stereotipi datati e lontani dalla realtà.


Fonti: visualcapitalist.com, statista.com, u.osu.edu, debeersgroup.com, diamondfacts.org, gia.edu, samarajames.com, mmtclimited.com, "Diamond Sorting and Evaluation" - Gemological Institute of America (GIA), "Diamond Cutting and Polishing" - International Gemological Institute (IGI), "Rough Diamond Sorting and Evaluation" - Diamond Producers Association (DPA). "Diamond Sorting and Evaluation" - Gemological Institute of America (GIA). "Diamond Grading and Identification" - International Gemological Institute (IGI). "Rough Diamond Sorting and Classification" - De Beers Group. "Diamond Mining and Processing" - Diamond Producers Association (DPA). "Rough Diamond Sorting Practices" - World Federation of Diamond Bourses (WFDB). "Diamond Sorting and Classification Guidelines" - Diamond Producers Association (DPA). "Advanced Rough Diamond Evaluation Techniques" - International Diamond Council (IDC). "Diamond Mining and Sorting Practices" - World Federation of Diamond Bourses (WFDB). "Rough Diamond Classification Standards" - International Gemological Institute (IGI). "Innovations in Rough Diamond Sorting Technologies" - Mining Technology magazine. 10ikcbangalore.com, A treatise on gems By Lewis Feuchtwanger, "Diamonds and Diamond Mining in Brazil" di John Mawe, resoconti di Spix e Martius, "The Jewel Trader of Pegu" di Deborah Clearwater, "The King of the World: An Imperial Mughal Manuscript from the Royal Library, Windsor Castle" di Ebba Koch, "Indonesian Gems: The Glory of the Sultans" di Klaus G. H. Vollmer, pubs.usgs.gov, bain.com, idexonline.com, Afropedea.orgpa, jupiter.ai
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