Il Diamante Reggente | Rare diamonds, gems, jewelry, gemology and crypto payments
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Storia dei diamanti

Come molte pietre antiche, anche il Diamante Reggente (Regent Diamond) possiede una storia lunga e piuttosto intrigante. 

Questa gemma non solo ha un illustre passato, ma anche rilevanza dal punto di vista della tecnica. 

Per secoli, il Reggente fu, infatti, riguardata per molto tempo come un capolavoro lapidario inarrivabile. 

Questa piccolo tesoro fornì simultaneamente una testimonianza documentata sull’evoluzione di gusti e quella delle capacità di sfaccettatura dei diamanti nei secoli passati. 

A differenza di molte pietre preziose antiche, delle quali si hanno spesso solo informazioni frammentarie che inducono ad identificare alcuni dati, anche importanti, attraverso la ricostruzione fatta tramite testi scritti o dipinti, il Regent, è giunto al presente in possesso di numerosi dettagli riguardanti i passaggi di mano della gemma. 

Si pensa che il cristallo grezzo, da cui fu ottenuta questa gemma, fu recuperato nel lontano 1698 (1701, o forse molto prima) nella Miniera Parteal/Partial sul fiume Kristna, nell’antico regno di Golconda. 

La dinastia, di origine persiana, che lo aveva controllato per quasi tre secoli (dal 1512), i Qutb, era decaduta pochi anni prima, nel 1687, sotto gli attacchi dell' Imperatore Mogol Aurangzeb (1618-1707). 

L’assedio del forte di Golconda, allora conosciuto come la Capitale dei Diamanti e nel quale si erano asserragliati gli ultimi sorani Qutb, era durato ben otto mesi. 

Si dice che una volta che le sue difese quasi inespugnabili furono superate, il sovrano Abul Hasan Qutb Shah, si arrese pacificamente e consegnò i diamanti di Nur-Ul-Ain, il Kara, il Darya-i-Nur, l’Hope, il Wittelsbach e, si dice, anche il Reggente al nuovo sovrano, rendendolo di fatto uno dei monarchi più ricchi del mondo. 

Questo porrebbe l’estrazione del Reggente ad una data precedente, tuttora sconosciuta. 

Si sa che, comunque tra il 1701 e 1702, venne acquistato dal governatore inglese Thomas Pitt, allora presidente della East India Company e governatore dell’avamposto mercantile britannico, il Forte di St. George, a Madras (dal 1698 al 1709). 

Le voci dell’acquisizione poco onesta del diamante da parte di Pitt portarono l'autore satirico Alexander Pope a scrivere le seguenti righe nei suoi Saggi Morali:

"Addormentato e nudo come un indiano sdraiato un onesto fattore rubò una gemma; lo promise al Cavaliere, il Cavaliere scaltro, che tenne il diamante, e il malandrino fu battuto ".

Questa breve composizione scaturì dalla storia secondo la quale la pietra fu inizialmente rubata da uno schiavo, che la nascose all'interno di una ferita della gamba e fuggì in mare con la speranza di crearsi una nuova vita. 

Sfortunatamente, il ladruncolo poco saggio decise di cercare di venderlo al capitano di una nave per un prezzo molto inferiore al suo reale valore, in cambio di un passaggio sicuro in qualsiasi paese libero. 

Durante il viaggio a Bombay, preso dall’avidità, il capitano uccise lo schiavo e si prese il diamante. 

Egli lo vendette successivamente ad un eminente mercante indiano di nome Jamchund per circa £ 1.000 (altre fonti indicano £ 5.000). 

In seguito, il comandante disonesto sperperò la sua nuova ricchezza e, in un attacco di rimorso, si impiccò (Pitt morì nel 1726, quindi il capitano in questione era probabilmente un’altra persona).

Un’altra versione, leggermente diversa, dice che il governatore spedì la pietra a Londra nascosta nel tacco della scarpa di suo figlio Robert, a bordo della nave East Indamen Loyal Cooke, che lasciò Madras il 9 ottobre 1702. 

Di questa transazione, si ha comunque testimonianza scritta. 

Esiste infatti una lettera che Pitt mandò a un suo agente di Londra, del 6 novembre 1701, nella quale scrisse "... questo accompagna il modello di una pietra che ho recentemente visto, che pesa Meng 303 e carati 426 (del tempo, possibilmente intorno ai 395 carati di oggi visto che il carato inglese di allora era di 3.170 grani o 215,303 milligrammi, invece dei 200 attuale, anche se alcuni siti lo pongono a 410, NDR). 

Esso è di un'eccellente acqua cristallina senza alcuna imperfezione, solo ad una estremità, nella parte piatta ci sono uno o due piccoli difetti che saran regolati nel taglio, giacendo sulla superficie della Pietra, il prezzo che chiedono è prodigioso essendo duecentomila pag (pagode ndr). 

Tuttavia credo che con meno di centomila lo comprerei". 

Si dice che alla fine Pitt abbia acquistato il diamante per un prezzo molto inferiore a quello indicato nella sua missiva, 48.000 pagode, ma questa notizia sembra essere difficilmente verificabile. 

Per questo motivo, per un quindicennio, questa gemma venne conosciuta come il “Pitt Diamond”. 

La pietra fu successivamente spedita a Londra per essere tagliata. 

Il lavoro venne portato a termine da un gioielliere di nome Harris (di cui non si sa nulla), tra il 1704 e il 1706. 

Il taglio a brillante a forma di cuscino da 140,64 (o 140,615 secondo altre fonti) carati richiese infatti ben 2 anni e costò circa £ 5.000. 

Il Pitt/Regent fu uno dei più grandi diamanti mai recuperati in India. 

Le pietre di dimensioni inferiori, ottenute dalla stessa gemma madre e tagliate a rosa, vennero vendute a Pietro il Grande di Russia, si dice per £ 7000. 

Nel 1717, il più “grosso” solitario fu acquistato dal duca d'Orleans, per £ 135.000 o 5.575.000 franchi (equivalenti a 745 libbre d'oro del tempo). 

La pietra fu quindi ribattezzata Regent, perché il Duca d'Orleans, Filippo II, (Philippe Charles, 1674-1723) era in quel tempo il Reggente della Corona di Francia nel nome del re Luigi XV (1710 -1774), che al tempo aveva solo 7 anni. 

Nel 1772, la pietra divenne comunque parte dei gioielli reali di Francia e fu usata, durante gli anni successivi, per adornare le corone di Luigi XV, Luigi XVI e di sua moglie Maria Antonietta, entrambi decapitati durante la rivoluzione francese nel 1793. 

Venti anni dopo, essa fu rubata nel corso del cosiddetto Furto del Garde Meuble, del 17 settembre 1792, durante la Rivoluzione francese, insieme ad altri gioielli. 

Per fortuna, essa fu recuperata 15 mesi dopo. Nel 1797, essa fu venduta a Napoleone Bonaparte (1769-1821), per propiziare o celebrare la sua ascesa al potere. 

Nel 1804, il grande condottiero francese la fece incastonare nell'elsa della sua spada in occasione della sua incoronazione. 

Quando sconfitto fu mandato in esilio sull'isola d'Elba, nel 1814, la sua seconda moglie Maria Luisa portò il Reggente con sé al castello di Blois. 

Più tardi, tuttavia, suo padre, l'imperatore Francesco I d'Austria, lo restituì a Parigi. 

Negli anni successivi fu incastonato nella corona di Luigi XVII e, nel 1825, in quella di Carlo X di Borbone, conte d'Artois (1757–1836). 

Napoleone III, ultimo regnante in possesso del diamante, lo fece montare su un diadema greco creato per l'imperatrice Eugenia. 

Quando, nel 1887, il Governo della Terza Repubblica decise di sbarazzarsi dei gioielli reali, dietro lo slogan: "Una democrazia sicura di sé e fiduciosa nel futuro ha il dovere di liberarsi di questi oggetti di lusso, privi di utilità e di valore morale", Tiffany acquistò una gran parte dei pezzi più importanti, portandoli negli Stati Uniti. 

Il Reggente (e poche altre gemme di gran valore), dopo una gran protesta del popolo transalpino, venne conservato ed è tuttora esposto al Louvre, tra i tesori nazionali. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale la gemma fu protetta dalle incursioni delle truppe tedesche. 

Nel 1940, esso fu infatti celato nell'intonaco dietro un caminetto nel castello di Chambord quando gli eserciti di Hitler invasero Parigi nel 1940. 

Poi, dopo la fine del conflitto, fu restituito a Parigi. 

Dopo la guerra, la pietra fu restituita alla Francia e messa in mostra nella Galleria Apollon (nel Louvre). 

Nel 1962 fu esibita all’interno della collezione chiamata "Dieci secoli di gioielleria francese". 

Il Diamante Pitt-Regent viene talora anche soprannominato Millennium Diamond/Diamante del Milionario a causa di numerosi scandali e della sfortuna di coloro che sono stati in possesso di questo pezzo. 

Alcuni ritengono che il Reggente sia maledetto. 

Alcuni dei suoi possessori più conosciuti hanno fatto una brutta fine: Luigi XVI e Maria Antonietta furono decapitati, Luigi XVIII fu esiliato due volte e alla fine se ne andò senza figli, Carlo X fu costretto ad abdicare al trono e fu portato alla tomba dal colera, e Napoleone III si spense in esilio. 

Oggi, posto nella teca protetta di un museo, è possibile che abbia perso il suo influsso malefico. 

L’unica maledizione sicuramente ancora esistente potrebbe essere quella legata al suo prezzo, nel caso qualcuno volesse acquistarlo. 

Se da un lato è impossibile determinarne l'esatto valore, alcuni esperti lo collocano vicino a £ 48.000.000. 

All'attuale tasso di cambio (settembre 2021) il “fortunato” acquirente dovrebbe versare circa $ 67.000.000 USD. 

Se questa transazione dovesse concludersi, il Reggente diventerebbe, con grande distacco, il diamante incolore più caro di sempre, ed il secondo più costoso di tutte le pietre mai vendute pubblicamente, dopo il Pink Star Diamond, battuto ad un’asta di Sotheby’s per 71,2 milioni di dollari nel 2017.

Aspetti tra la tecnica e la storia

Tra le notizie difficilmente verificabili che riguardano questa pietra, si dice che sia stata tra le prime ed essere tagliate attraverso un processo di separazione a sega. 

Nessuno sa veramente quando tale tecnica sia stata sviluppata per la prima volta, poiché essa veniva tenuta vigorosamente segreta da coloro che la conoscevano. 

È noto che la scissione tramite sfaldatura era già conosciuta dall’umanista, mineralogista, medico e naturalista fiammingo Anselmus Boëtius de Boodt (1550- 1632) nel 1604. 

Lo stesso vale per la separazione mediante sega, che veniva per mezzo di un sottile disco rotante, che sembra essere antico quanto il tornio a pedale dell'incisore (primo riferimento risale al 1520 circa). 

Intorno al 1750, l’esploratore Adam Smith (1723-1790), filosofo moralista, scrittore ed economista scozzese (primo fautore del capitalismo) definì i diamanti come merci il cui uso doveva ancora essere scoperto e, riflettendo sull'acquisto proprio del Reggente da parte della corona francese nel 1717, osservò: "Se per ogni dieci diamanti ce ne fossero diecimila, sarebbero diventati l'acquisto di tutti, perché sarebbero diventati molto economici e sarebbero affondati al loro prezzo naturale". 

La gemma era stata offerta anche a Luigi XIV, il Re Sole, ma il monarca non la volle acquistare.

Non esiste un certificato GIA, IGI o HRD per ll Reggente, tuttavia si dice che sia il settimo diamante di colore D-perfetto (con una leggera sfumatura di blu) in esistenza, il suo taglio è a brillante stellare a cuscino con otto sfaccettature aghiformi sul padiglione, che puntano verso l'esterno dall’apice. 

Le principali sfaccettature sia della corona che del padiglione hanno larghezza e forma simili a quelle del diamante blu, Wittelsbach (noto anche come Der Blaue Wittelsbacher). 

Tuttavia il Reggente porta il primo esempio noto di quadruplice simmetria, che si riflette sia nelle faccette dell’apice (la parte finale del padiglione) sia nelle in quelle a stella, nella parte superiore. 

Entrambi questi tipi di faccette appaiono in coppia. Incredibile per quanto possa sembrare, mediante l'applicazione di una cintura volutamente ondulata, l'ingegnoso tagliatore del Reggente fu in grado di creare degli angoli di inclinazione quasi identici per tutte le principali sfaccettature intorno alla gemma. 

Ciò ha ovviamente portò ad a una brillantezza maggiormente uniforme, praticamente inaudita per quel che riguardava i diamanti modellati in questa maniera. 

Proprio per queste sue caratteristiche di eccellenti proporzioni ed eccezionale simmetria, fu considerato, per secoli, senza rivali sotto ogni aspetto. 

Alcuni ritengono che questo fu uno di primi esempi del misterioso triplo taglio, un tipo di sfaccettatura attribuito ad un misterioso artista lapidario veneziano di nome Vincenzo Peruzzi. 

La casata Peruzzi era in realtà toscana, ma si ha notizia di un ramo della famiglia, fuggito a Venezia dopo la Congiura dei Pazzi, del 1478. 

La pietra reca 38+1 (tavola) faccette sulla corona e 32+1 (apice) nella parte del padiglione (72 in totale), per cui, almeno come standard, non corrisponderebbe alle 32+1+24+1 (57-58 in totale, come nel brillante moderno) previste dal modello del tagliatore veneziano. 

Della scoperta del triplo taglio, a livello storico e documentale, si conosce ancora molto poco e molti esperti ne mettono in dubbio l’esistenza. 

Il Reggente resta tutt’ora una gemma di inestimabile valore sotto molti aspetti, la sua bellezza, la sua innovazione e la sua documentata valenza storica. 

A differenza di gemme leggendarie, questo incredibile cristallo è sopravvissuto a secoli e battaglie ed è ancora possibile vederlo, in tutta la sua splendente brillantezza. 

Per farlo basta andare al Louvre di Parigi, alla Galleria Apollon.

Articolo di: Dario Marchiori

Fonti: vc.bridgew.edu, culturadelgioiello.wordpress.com, Wikipedia, Brilliant Effects: A Cultural History of Gem Stones and Jewellery di Marcia R. Pointon 2009, Diamond Cuts in Historic Jewelry –di H Tillander, he Diamonds of India di Philip Scalisi, Britannica.com, diamondbuzz.blog, louvre.fr, theadventurine.com, worthy.com, thenationalnews.com, beldiamond.com
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