Diamanti Fancy: Tra Chimica, Gemmologia ed Economia | Rare white and fancy color diamonds, gems and jewelry

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Diamanti di colore fantasia

1. Tipo IIA (1-2% del totale, gemme grandi e importanti ) - Cristallo regolare, carbonio puro – Incolore, marrone, Rosa, verde spento 

2. GR1: V= sito interstiziale (spazio vuoto) 

3. Tipo IaA (98% del totale, assieme a IaB e aIaAB) - Centro A: (coppie di atomi di Azoto). Incolore, giallo pallido, marrone, rosa, verde intenso, blu, viola 

4. Tipo IaB (98% del totale, assieme a IaA e aIaAB) - Centro B (4 atomi di Azoto intorno a spazio atomico vuoto), Giallo, marrone. 

5. Tipo IB (0,1% del totale) - Centro C: atomo isolato di azoto: Giallo intenso, Arancione 

6. Tipo IIB (0,1% del totale) : contenenti tracce di Boro- Incolore, grigio, blu 

7. Atomo costituzionale di Idrogeno 

8. Atomo sostituzionale di Ossigeno 

9. Atomo costituzionale di Nickel 

10. Centri H3 (coppie di atomi di azoto intorno ad uno spazio atomico vuoto)/H2 è semplicemente un centro H3 a carica atomica negativa 

11. Centri N3 (3 atomi di azoto intorno ad uno spazio atomico vuoto) 

12. Deformazione plastica (normalmente con associata banda marrone) 

I diamanti colorati non seguono gli stessi criteri di quelli incolori, anche se i fattori che ne guidano la valutazione del prezzo si rifanno agli stessi criteri, ossia le cosiddette “4C” ideate dal GIA (l’Istituto Gemmologico Americano): Colour, Clarity, Cut and Carat weight che in italiano si traducono con Colore, Purezza, Taglio e Peso in carati, tuttavia essi rispondono a leggi di mercato molto differenti da quelle che governano i brillanti comuni. 


Esistono solo 12 colori principali nei diamanti “Fantasia” o fancy in inglese, suddivisi a loro volta in 9 livelli di intensità aggiuntivi e 90 tonalità secondarie, che si traducono in più di 230 combinazioni cromatiche. 

Minime variazioni, all’interno di questa scala di valori cromatici, si traducono in enormi incrementi nei prezzi di queste gemme. 

Proprio per questo motivo, un’analisi accurata degli stessi e’ essenziale per la determinazione del costo delle pietre. 

In maniera opposta ai criteri che dominano le gemme appartenenti alla scala D-Z del GIA, nei diamanti fancy la presenza di colore risulta direttamente proporzionale al costo della gemma. 

Indicatori aggiuntivi, quali saturazione, tono e tinte secondarie, non applicabili ai brillanti comuni, definiscono in maniera ancora più  evidente l’ammontare di euro (o di altre valute) richiesti per acquistare i preziosi cristalli. 

Oggigiorno (2020), il mercato si e’ adeguato alla nomenclatura e suddivisione dei diamanti fancy introdotta, sempre dall’Istituto statunitense di Carlsbad negli anni ’90, 

I colori puri sono normalmente i più ricercati, mentre le tinte secondarie possono influire sul prezzo di una gemma fino ad accrescerlo o diminuirlo di 10-20 volte; per esempio una pietra rosa puro può essere venduta per cifre che si misurano in centinaia di migliaia o milioni di euro per carato, la presenza di una sfumatura di marrone può ridurre questa valutazione a “sole” decine di migliaia di euro per carato. 

Non sempre la presenza di una tinta secondaria si traduce in un calo di valore. 

In alcuni casi, specialmente per quel che riguarda i colori più  comuni (giallo e marrone per esempio), essa può’ determinarne una crescita del prezzo. 


Vista la rarità , la pietra grezza - e non gli standard di mercato - detta il tipo di taglio. La ritenzione massima del peso e’ imperativa, ma essa va sempre vista in combinazione con altri due fattori: il colore risultante (quello visto a “faccia in su”) e la purezza. 

Per queste ragioni, a volte servono mesi di studio per determinarne di forma e sfaccettatura di un diamante fancy. 


Pietre perfettamente limpide raggiungono regolarmente quotazioni incredibili. 

Tuttavia, anche quelle con caratteristiche interne visibili hanno un grande valore (sempre comunque legato alla tinta primaria). 


Alcuni colori, come giallo e marrone, sono molto comuni anche in carature importanti (oltre i 100 carati), mentre altri colori sono presenti sul mercato in quantità  molto scarse e con dimensioni molto contenute; per esempio, il piu’ grande diamante rosso conosciuto, senza sfumature secondarie, supera di poco i 5 carati. 

I tipi di diamante 

Per comprendere a fondo come mai alcuni diamanti presentino un aspetto cromatico bisogna analizzare la loro struttura interna e capire il modo in cui le infinitamente piccole variazioni al suo interno possano determinarne l’apparenza, che viene percepita visivamente come colorata. 

Il colore di ogni oggetto, quindi incluso anche quello dei diamanti, e’ causato dalla ritenzione (assorbimento selettivo) da parte dello stesso, di una specifica sezione dello spettro visivo quando esso viene colpito da un raggio di luce. 

Se l’oggetto assorbe l’intero spettro, ossia tutti i colori, esso risulta nero all’occhio dell’osservatore; se invece riflette tutti i colori, viene visto come bianco; infine, se ritiene solo una regione dello spettro, la parte non assorbita si tramuta in colore (o la combinazione di colori che che vengono riflessi). 

La causa di questi fenomeni e’ da attribuire a tracce di elementi chimici, chiamati oligominerali, presenti in quantità minime nel reticolo cristallino dei diamanti. 

Queste sostanze cromofore (portatici di colore) sono conosciute in gemmologia e sono tipicamente associate all’assorbimento dello spettro visivo delle pietre allocromatiche (che devono il loro colore a elementi che non sono parte della loro composizione chimica di base): per esempio, il cromo e’ responsabile per il rosso acceso del rubino, del verde brillante del smeraldo, o del colore dell’alessandrite, che puo’ cambiare dal verde al rosso; il ferro e’ causa di blu nello zaffiro (Fe2+, insieme al titanio), del verde-blu del giallo in crisoberillo, eliodoro e zaffiro (Fe3+) o di verde (blu + giallo), nell’acquamarina (Fe2+), la presenza di rame determina il piacevole azzurro della tormalina “Paraiba”, il manganese e’ alla base dei rosa-rossi di morganite e rodocrosite ecc. 

Nei diamanti, l’agente cromoforo più comune e’ l’azoto. 

Se esso e’ presente, i diamanti vengono classificati come di tipo I (uno), se non lo e’, essi appartengono al tipo II (due). 

A seconda del modo in cui questi atomi si legano a quelli di carbonio nel diamante, essi possono essere ulteriormente suddivisi in sottotipi (IaA, IaB, IaAB, IB, Iia, IIB). 

Questi legami causano l’assorbimento selettivo della luce e quindi determinano anche la presenza (o assenza) di sfumature cromatiche nelle gemme. 

L’azoto e’ presente nel 90% delle pietre naturali in quantità  superiori a 1000 Parti Per Milione (o PPM), che corrisponde ad una concentrazione intorno allo 0,1% (il restante 99.9% e’ composto da carbonio puro). 

La presenza di colore viene determinata da quantità e configurazione, appunto, dell’azoto e/o di altri oligoelementi. 

Se gli atomi di azoto sono prevalentemente in coppie (chiamati Centri A, Tipo IaA), essi tipicamente non influenzano il colore del diamante se non vi sono altri elementi cromofori. 

Se invece si configurano soprattutto in gruppo di quattro intorno ad uno spazio atomico vacante (Centri B, Tipo IaB), essi possono portare ad una colorazione gialla nella pietra (e marrone se sono presenti deformazioni della struttura cristallina). 

Studi recenti indicano che solo una minima parte delle gemme sia esclusivamente di tipo IaA (0,05% del totale) o IaB (meno del 0,2% del totale). 

Quasi tutti i diamanti contengono, in quantità variabili, sia centri A che centri B (ed anche centri C). 

Quando queste configurazioni sono in numero simile, le gemme vengono registrate come di tipo IaAB e possono andare da completamente incolori a gialli. 

Anche quando gli atomi di azoto sono isolati, come nel tipo Ib (uno B, centri C), essi possono indurre il colore giallo. 

Quando l’azoto non e’ presente, allora si parla di diamanti di tipo II (due), convenzionalmente divisi nei gruppi IIA e IIB. 

I cristalli di tipo IIa (2A), “crescono” normalmente a profondità superiori a quelle necessarie per la formazione della stragrande maggioranza degli altri diamanti, cioè a 600+ km sotto la superficie del pianeta (contro i 150-200 delle gemme più’ comuni). 

Essi possono presentarsi come purissimi (molte delle gemme più grandi e famose del mondo appartengono a questo gruppo) o colorati: rosa, rossi o marroni, a seconda delle anomalie strutturali derivanti dalla deformazione plastica che può’ verificarsi durante la nascita di queste gemme. 

Questi diamanti costituiscono una minima frazione di tutti quelli trovati in commercio (solo l’1,8% delle pietre di qualità’ “gemma”), ma incredibilmente essi costituiscono una percentuale relativamente cospicua della produzione australiana. 

L’ultima categoria e’ costituita dai diamanti di tipo IIb (2B), che rappresentano solo lo 0,1% del totale e sono solitamente grigi o blu chiaro a causa del boro spaccato all'interno della matrice cristallina. 

Colori e Chimica

I diamanti fancy sono presenti in ciascuno dei tipi elencati qui sopra e devono la loro colorazione ad agenti differenti. 

Come con la maggior parte dei diamanti incolori, che vengono classificati secondo le regole dettate dalle “4C”, l'intensità del colore delle pietre fancy/fantasia viene valutata in base a una scala. 

Questa forma di suddivisione si basa sulla forza del colore e va da debole a vivido. 

Il grado più basso parte da un grado appena superiore a quello mostrato dalle gemme incluse nella sezione S-Z del sistema del GIA. 

I valori superiori di vividezza sono: Very Light, Light, Fancy Light, Fancy, Fancy Intense, Fancy Vivid e Fancy Deep. 

che in italiano si potrebbero tradurre con Molto Leggero, Leggero, Fantasia Leggero, Fantasia, Fantasia Intenso, Fantasia Vivido e Fantasia Scuro. 

La nomenclatura inglese e’ spesso usata anche sul mercato italiano e l’intera scala non e’ applicabile per tutti i colori. 

Qui di seguito una breve introduzione ai vari diamanti fancy ed alcune delle loro caratteristiche. 

Diamanti marroni: 

I diamanti marroni (di qualità’ gemma e non) sono i più frequentemente estratti dal sottosuolo in tutto il mondo. 

Fino agli anni ’80, prima della campagna pubblicitaria della miniera australiana Argyle, la maggior parte di essi veniva considerata come materiale adatto ad uso industriale. 

Dopo la loro commercializzazione tramite appellativi come Champagne, Cioccolato e Cognac, (il termine “marrone” non godeva di grande popolarità), essi iniziarono a guadagnarsi un nome nel panorama del mercato dei brillanti. 

Causa del colore: Queste gemme possono essere sia di tipo I (uno) che di tipo II (due). 

Nel 90% dei casi, il colore (non omogeneo) si sviluppa quando la deformazione plastica crea dei vuoti (in quantità di almeno 40-60 PPM) nei piani di atomi di carbonio, o sposta alcuni atomi nel reticolo cristallino del diamante. 

Questa deformazione si sviluppa lungo i cosiddetti piani di planata, gli spazi nei quali si concentra il colore e che possono apparire come "grana" (graining in inglese) una serie di fasce marroni parallele. 

Questo effetto è probabilmente causato dalle fortissime pressioni cui i diamanti sono sottoposti quando si stanno formando. 

Questa pressione costringe la struttura compatta e regolare a muoversi e comprimersi lungo i piani di sfaldatura. 

Più  i difetti strutturali sono concentrati, più  la pietra appare scura (fino a sembrare nera). 

Giacimenti principali: in tutti depositi del mondo. 

Pietre famose e prezzi record: il Golden Jubelee (di tipo IIa/2 A) e’, con i suoi 545.67 carati, il più grande del mondo, (superiore al Cullinan I). 

Diamanti gialli: 

I diamanti gialli corrispondono al secondo colore più comune, dopo quelli marroni, ma sono molto più  abbondanti di quest’ultimi tra le gemme in commercio. Essi sono meno rari ma più apprezzati sul mercato. 

Causa del colore: Il colore è solitamente causato da atomi di azoto che sostituiscono il carbonio nel reticolo cristallino del diamante (quindi sono tipo I (uno)). 

Esistono 4 tipi principali di queste pietre e la loro classificazione e’ determinata dalle origini chimico-fisiche del colore. 

Tali caratteristiche possono essere rilevate dai rispettivi livelli di assorbimento dello spettro luminoso (misurato attraverso lo spettrometro Vis-Nir o VISible-Near InfraRed o Visibile vicino all’Infrarosso): 

1. I diamanti cosiddetti “Cape” (dal nome della località  in Sudafrica e circa il 70% del totale), che sono di tipo IA (uno A) e sono contraddistinti da picchi di rilevazione spettrometrica detti N3 (3N+V, 415 nanometri o nm), gruppi composti da 3 atomi di azoto (500-5000 parti per milione) incentrati attorno ad uno spazio atomico vuoto e N2 (478 nm). 

2. Secondi, in ordine di frequenza in natura e sul mercato dei gioielli ci sono quelli di tipo IB (uno B) che constano di atomi di azoto isolati (100 PPM circa) e che sono i più  antichi. Gli scienziati hanno infatti scoperto che, col trascorrere del tempo (milioni di anni) questi atomi originariamente isolati di azoto iniziano ad unirsi gruppi di di due e successivamente di quattro. Le pietre di tipo IB non mostrano picchi spettrometrici particolari, ma un generale assorbimento della luce lungo tutto lo spettro, più  marcato nella parte blu-verde. Queste gemme possono arrivare ad avere un colore intenso e vengono talvolta venduti come Diamanti Canarini (Canary Diamonds in inglese), 

3. i diamanti gialli colorati da centri A e C e che presentano un picco di assorbimento a 480 nm. Questi diamanti tendono all’arancione. 

4. Diamanti colorati da gruppi H3, cioè  coppie di atomi di azoto intorno ad uno spazio atomico vuoto e talvolta, ma non sempre, associati ad un picco di assorbimento intorno a 550 nm (che ne aumenta la tinta arancione). Il gruppo N3 può anche causare fluorescenza verdastra. 

Giacimenti principali: praticamente in tutti i giacimenti del mondo. 

Pietre famose e prezzi record: il Fiorentino da 137,27 carati (scomparso); Graff Vivid Yellow, da 100,09 carati di tipo IB (uno B), venduto nel 2014 per 16,3 milioni di dollari da Sotheby's (o 16.285 dollari al carato); il Tiffany Diamond, da 128.54 carati; l’Allnatt Diamond da 101,29 carati, venduto nel 1996 per oltre 3 milioni di dollari; un Diamante Giallo Senza Nome, di 20.49, montato su anello e venduto nel 2018 per 5,5 milioni di dollari (circa 370.000 dollari-carato, il più costoso di sempre). Secondo uno studio, il prezzo dei diamanti gialli e’ aumentato del 21%, di media, tra il 2010 e il 2020; mentre stando ad un’altra ricerca, l’incremento sarebbe stato del 25% dal 2005 al 2020. 

Diamanti rosa: 

Gemme rosa pallido con sfumature secondarie sono più comuni di quelle contraddistinte da un colore puro e intenso; esse sono diventate molto ricercate nel corso degli ultimi decenni. 

Causa del colore: all'interno della terra, ogni diamante è soggetto a sollecitazioni fisiche e termiche. 

In alcuni casi, queste forze causano lo spostamento degli atomi di carbonio all'interno dei cristalli che risulta in una nuova parziale riconfigurazione, nota ai gemmologi come grana interna (internal graining in inglese). 

Quando la luce attraversa questi piani, ora non più perfettamente allineati, viene trasmessa e rimandata verso l’occhio dell’osservatore in modo selettivo. 

La colorazione risultante spesso non è omogenea, ma concentrata intorno a centri di colore, creati appunto da questa grana interna, che si può tradurre in una tonalità’ rosa in alcune gemme. 

La causa esatta di questi fenomeni non è ancora del tutto chiara, ma sembra che, in questi rari casi, azoto e spazi atomici vacanti (NV) siano co- responsabili per questa tonalità cromatica. 

Il fattore principale resta comunque la deformazione plastica della struttura dei cristalli. 

Questa rottura della regolarità rigida del reticolato interno dei diamanti viene evidenziata da una banda di assorbimento a 550 nm. 

Azoto, spazi vacanti e deformazione plastica presentano caratteristiche fondatamente differenti nei due tipi di diamanti rosa più conosciuti: nelle pietre australiane, anche conosciute come “Argyle” la colorazione ondulatoria e’ caratterizzata da lamelle, con presenza di centri di azoto B maggiore di quella di centri A, mentre in quelle russe, spesso chiamate “Siberiane” la colorazione e’ a strisce lineari e dritte ed e’ dovute a alla presenza di centri di azoto A maggiore di quella dei centri B. 

Sia i diamanti “moderni” australiani che quelli russi sono tutti di tipo Ia (Uno A), a differenza di quelli “antichi”, provenienti dalle famose miniere di Golconda (che corrisponde grossomodo all’odierno stato di Andhra Pradesh), in India, che sono di tipo IIa (due A) e non devono il loro colore alla grana interna. 

Questi vecchi cristalli rosa devono, infatti, il loro tinta rosata ai cosiddetti centri di colore NV (un atomo d’azoto e un vuoto atomico), indotti dalla presenza di radiazioni naturali. 

Queste gemme secolari (circa lo 0.6 % di tutte quelle esistenti) sono anche fluorescenti; quando vengono colpiti da luce ultravioletta, essi emettono una luce arancione. 

Giacimenti principali: La miniera Argyle, in Australia Occidentale, produce oltre il 90% dei diamanti rosa di tutto il mondo (ma dovrebbe chiudere alla fine del 2020), seguita dalla miniera Lomonosov, nella Yakutia russa. 

Altre fonti occasionali di queste pietre sono le miniere Golconda in India (in passato), l’Angola, il Minas Gerais in Brasile, la miniera Williamson in Tanzania, la miniera Cullinan in Sudafrica. 

Pietre famose e prezzi record: il Pink Star, di 59.60 carati, pagato 71,2 milioni di dollari, record assoluto tra tutte le pietre preziose; il Graff Pink: da 24,78 carati. Lo Steinmetz Pink: 59.60 carati. Il Sweet Josephine, 16.08 carati, battuto all’asta nel 2015 per 28,5 milioni di dollari (1,77 milioni per carato, il più alto di sempre). Secondo uno studio, il prezzo di queste gemme e’ piu’ che raddoppiato negli ultimi 10 anni, aumentato del 116%, in media, tra il 2010 e il 2020; stando ad un’altra ricerca, l’incremento sarebbe stato molto superiore, ossia del 460% nel quindicennio compreso tra il 2005 al 2020. 

Diamanti rossi: 

Il rosso di queste pietre in realtà si manifesta come un rosa intenso (e’ valutato dal GIA proprio come Fancy red, valutazione più scura/elevata sulla scala dedicata alle pietre rosa). 

I diamanti di colore rosso puro (senza sfumature secondarie) sono noti per essere tra i più rari di tutti. 

Basti pensare che, con i suoi soli 5.11 Carati, il Moussaieff è più grande del mondo. 

E’ noto che i laboratori del GIA, non ebbero la possibilità di classificare nemmeno un diamante "rosso" tra il 1957 e il 1987. 

Ad oggi (2020) si conosce l’esistenza di soli 20-30 diamanti rossi naturali in tutto il mondo, la maggior parte dei quali pesa meno di un carato. 

La ragione per cui non si trovano in dimensioni maggiori e’ da ricondurre alla loro struttura. 

Essi devono il loro colore particolare a forte deformazione plastica;lo stress e le fratture interne, oltre una certa taglia, diventano talmente estese da impedire la coesione di cristalli superiori ad una certa grandezza. 

Causa del colore: stessa che per il colore rosa. 

Giacimenti principali: Brasile e Australia. 

Pietre famose e prezzi record: il Moussaieff Red, 5.11 carati. L’Hancock Red (violaceo Rosso), 0,95-carati; l’Argyle Everglow (la più  grande gemma rossa recuperata, nel 2017, in Australia), da 2.11 carati; Nel 2014, un diamante Fancy Red da 2,09 carati a forma di cuore venne battuto ad un'asta di Hong Kong per 5,1 milioni di dollari, o 2,44 milioni di dollari per carato. 

Diamanti purpurei: 

Il prugna/porpora è un altro colore quasi introvabile nei diamanti. 

Cause del colore: I centri di colore H3 e N3 (vedi sopra), che sostituiscono gli atomi di carbonio, sono sufficienti per alterarne il colore. 

I diamanti porpora e alcuni diamanti rosa modificati dal viola spesso mostrano una concentrazione cromatica lungo i piani di scorrimento degli spostamenti degli atomi di carbonio. 

Giacimenti principali: Russia, Yakutia e Arkhangelsk (Siberia). Australia. Brasile, Canada. 

Pietre famose e prezzi record: il Royal Purple Heart (russo), di 7.34 carati e a forma di cuore. Un’altra gemma viola famosa da 8 carati, incastonata in un anello del valore di 4 milioni di dollari venne regalata nel 2003 dal famoso giocatore di pallacanestro Kobe Bryant alla moglie. 

Diamanti viola: 

Il viola (violet in inglese -tendente al blu-, da non confondere con purple -tendente al rosso, o con concentrazioni pari di rosso e blu e non parte “ufficiale” dei colori dello spettro visivo. 

Entrambi i termini vengono spesso tradotti in italiano con viola) è un altro dei colori naturali impossibili da trovare. 

Causa del colore: La causa di questa tonalità cromatica non è ben chiara, ma si sa che queste gemme contengono molto idrogeno che sostituisce il carbonio nel reticolo cristallino del diamante. 

Giacimenti principali: Argyle – Australia 

Pietre famose e prezzi record: Argyle Ocean Seer, 1,12 carati, Argyle Violet (grigio viola), da 2,83 carati. 

Diamanti blu (e grigi): 

I diamanti blu comprendono solo lo 0,02 % di tutti i diamanti trovati. 

Causa del colore: Sono famose alcune gemme blu che devono il loro colore alla presenza di atomi di boro (generalmente da 0,1 a 2,0 PPM, ma di 8 PPM nell’Hope Diamond). 

Il boro sostituisce il carbonio nel reticolo cristallino e quando questo avviene le gemme vengono classificate classificate come di tipo IIb/due B. 

Il boro non e’, tuttavia, l’unico fattore a determinare l’aspetto azzurro di certi diamanti, ma l’assorbimento selettivo che determina questo colore può  essere ricondotto ad una varietà di cause: 

1. Boro (36% del totale) conferisce una tinta blu (o grigia, quando il blu si presenta come desaturato) ai diamanti se non sono presenti altri elementi. Il boro crea anche fosforescenza rossa intensa (picco a 660 nm) o blu (picco a 500 nm) o entrambe, come si osserva nel diamante Hope. Molte di queste pietre provengono, oggigiorno, dalla miniera Cullinan in Sudafrica. 

2. Idrogeno, con alta presenza di azoto (31% del totale), e bande di assorbimento a 551 nm e 835 nm (frequentemente provenienti dalla miniera Argyle in Australia). Un numero limitatissimo di queste gemme presenta addirittura il cosiddetto ”Effetto Alessandrite” (da non confondere con i diamanti camaleonte), fenomeno ottico per il quale la gemma cambia leggermente colore a seconda della fonte luminosa: grigi alla luce solare (fluorescente) e violetti/prugna a alla luce incandescente. 

3. Gruppi GR1 – 1 spazio atomico vacante - (26% del totale) che danno tipicamente origine a gemme di colore verde-blu. 

4. Inclusioni (7% del totale), normalmente grigie e bianche (o di un azzurro a bassissima saturazione), con picco a N3 (415 nanometri o nm). 

5. Esistono pochissimi diamanti verde-blu provenienti da una piccola miniera brasiliana che sono colorati da radiazione naturale. 

Questo processo e’ lo stesso utilizzato per produrre artificialmente tale colore e rende la separazione di queste pietre, da quelle trattate, molto complicata, talora impossibile, anche da parte dei laboratori con apparecchiature più’ avanzate. 

Giacimenti principali: La fonte principale è la miniera Cullinan, in Sudafrica, poi anche in Brasile, India, Indonesia, Sierra Leone, e altri gioacimenti in Sudafrica. 

Pietre famose e prezzi record: il Diamante Hope, da 45,52 carati; il Wittenbach Blue, da 31,06 carati; l’Oppenheimer Blue, da 14.62 carati, e’ la pietra con il prezzo per carato più alto mai pagato: oltre 4 milioni di dollari. 

Secondo uno studio, il prezzo di queste gemme e’ aumentato del 77%, in media, tra il 2010 e il 2020. In base ad un’altra ricerca l’incremento sarebbe stato molto più alto, ossia del 330%, tra il 2005 e il 2020. 

Diamanti verdi: 

Anche il verde naturale, che abbia caratteristiche tali da presentarsi uniforme dopo il taglio, e’ molto infrequente nei diamanti (tra lo 0,1% e lo 0,4% di tutti quelli estratti). 

Queste gemme sono particolarmente apprezzate quando non hanno una tinta secondaria. 

Non è sempre possibile determinare se il colore sia dovuto a radiazione proveniente dalla terra o a quella generata in un laboratorio. 

Causa del colore: Le radiazioni che portano a questo colore sono di tipo: 1. superficiale/Alpha (con ioni positivi di azoto), 2. superficiale/Beta (con ioni negativi) - entrambi producono una bassa saturazione – o 3. profondo/Gamma (il colore penetra all’interno della gemma) dovuto a estesa esposizione durante lunghi periodi geologici. 

Si sa che questa radiazione, quando di origine naturale, viene acquisita in un secondo tempo: dopo la formazione, le gemme, prima “sparate” dal mantello verso la superficie, vengono riassorbite all’interno della crosta terrestre, a meno di 30 km di profondità e quindi irradiate ad una temperature sotto i 600 gradi C. 

Se questo processo avviene a temperature e profondità  maggiori si ottengono solo pietre giallo-marroni. 

Il colore di molti di questi diamanti appare a macchie e solo sulla parte esterna dei cristalli (quindi il taglio della pietra ricopre un ruolo primario nella valorizzazione del verde). 

In generale, la sua presenza ed intensità  all’interno della pietra sono legate ad una delle seguenti cause: 

1. I gruppi GR1 (con spazio atomico vacante), generati da radiazione naturale o indotta: queste pietre possono esibire colorazione intensa e uniforme verde o verde-azzurra. 

2. I gruppi H3 (N-V-N) talora causano fluorescenza che può  contribuire a creare un aspetto verde o verde giallastro, anche intenso, in certi diamanti. 

3. L’Idrogeno può causare una colorazione verde-grigiastra a bassa saturazione (processo ancora non ben compreso). 

4. Il Nickel può  indurre una colorazione verde giallastra a bassa saturazione (tendente al giallo). 

5. Gruppi H2 (rari), simili ai centri H3 ma con carica atomica negativa. 

6. I diamanti camaleonte 

Giacimenti principali: India (Golconda), Brasile, Repubblica Centroafricana  Guyana, Sudafrica e Zimbabwe. 

Pietre famose e prezzi record: Dresden Green (tipo IIa/due A), da 41 carati; Ocean Dream (blu-verde) da 5.51 carati; Aurora Green Diamond, da 15.03 carati, venduto per 16,8 milioni di dollari nel 2016 (1.12 milioni per carato). 

Diamanti arancioni: 

i diamanti arancioni puri, privi di sfumature secondarie (normalmente marroni), sono un’altra rarità’. 

Causa del colore: I difetti che producono il colore arancione non sono stati determinati con assoluta certezza e possono variare da un diamante all'altro (possono essere di tipo IaA/uno aA, tipo IB/uno B o una combinazione degli stessi). 

Alcune imperfezioni interne, forse legate alla presenza di ossigeno, fanno sì che le pietre assorbano selettivamente la luce blu e trasmettano quella arancione. 

Alcune gemme hanno la caratteristica di essere luminescenti, in presenza di raggi UV (per esempio il sole) ed emettono luce fluorescente; questa qualità  dona loro una brillantezza del tutto speciale. 

Giacimenti principali: non esiste una località precisa per il ritrovamento di queste pietre. 

Pietre famose e prezzi record: The Pumpkin Orange: 5.54 carati; un Diamante Arancione senza nome, da 14, 82 carati, fu venduto nel 2013 per 35 milioni di dollari (2,36 milioni per carato). 

Diamanti “Camaleonti”: 

I diamanti camaleonti sono molto peculiari per via della loro capacità (come suggerisce il nome) di cambiare colore (normalmente dal giallo al verde e in condizioni molto speciali). 

Causa del colore: I motivi di questi cambiamenti non sono stati completamente svelati dalla scienza. 

Si sa che quando queste pietre vengono tenute al buio (e quindi mostrano un effetto chiamato tenebrescenza), oppure quando vengono scaldate a temperature di 150 gradi, esse diventano gialle, mentre quando vengono esposte alla luce solare ritornano verdi. 

Pietre famose e prezzi record: Nel 2012, un Diamante Camaleonte senza nome, con taglio a radiante da 8.04 carati e, classificato dal GIA come “camaleonte grigio scuro, fu venduto per $ 2.100.000. Un’altra gemma, famosa e’ il Chopard Chameleon, da 22.28 carati, fu valutato 10 milioni di dollari nel 2008. 

Giacimenti principali: Australia, Russia. 

Diamanti neri: 

Fino alla fine degli anni '90, non c'era molta richiesta per diamanti neri. 

Ma da allora, i designer hanno iniziato a usarli creando un contrasto con piccoli diamanti incolori in montature a pavé. 

Col tempo, queste gemme hanno accresciuto la loro popolarità. 

I grandi diamanti neri monocristallini (fatti da un singolo cristallo) naturali non sono facili da reperire, ma quelli artificialmente irradiati sono relativamente abbondanti ed utilizzati in molti gioielli in tutto il mondo. 

I rapper americani e la cultura hip-hop li hanno resi leggendari. 

Il diamante più  grande del mondo non e’, come pensano molti, il Cullinan, ma una pietra scoperta in Brasile nel 1895 e chiamata Sergio, o Carbonado do Sergio. 

Questa pietra nera, con i suoi 3,167 carati supera il Cullinan di 61 carati. Sergio non e’ tuttavia composto da un cristallo unico, ma da una miriade di minicristalli (questi diamanti sono noti come policristallini) e quindi, in realtà , il Cullinan può  mantenere il suo primato. 

Causa del colore: I diamanti neri di solito contengono un'alta densità di inclusioni minerali che bloccano la luce. 

Tra queste, le più comuni sono: grafite, pirite o ematite. 

Il colore nero nei diamanti fortemente disgregati internamente può essere causato dalla grafitizzazione delle superfici di frattura. In realtà , essi non sono neri ma molto scuri (marroni o verdi). 

Giacimenti principali: Brasile, Repubblica Africana Centrale, Zimbabwe. 

Pietre famose: il diamante nero più costoso del mondo e’ una gemma senza nome. da 489,07 carati, comprata per 1,7 milioni di dollari (3.476 dollari al carato), nel 2001 negli USA; il Black Orlov, di 67.5 carati; lo Spirit of de Grisogono, 312.24 carati, pietra gigante montata su un anello; il Black Amsterdam Diamond, 33,74-carati. Nota curiosa: nel 2013, un diamante nero da 26 carati, incastonato in un Iphone (certo uno dei cellulari più  cari di sempre) e’ stato venduto per 15 milioni di dollari. 

I diamanti bianchi o lattiginosi (Milky in inglese) 

I diamanti bianchi sono poco conosciuti. 

Si tratta di gemme di tipo IaB essenzialmente traslucenti o opalescenti, più che trasparenti. 

Esse vengono talora confuse con diamanti a forte fluorescenza (che assumono un aspetto un po’ “nebbioso” o “unto”), ma non sono la stessa cosa. 

Causa del colore: Queste gemme sono colorate da nano-inclusioni (soprattutto di azoto) non visibili a occhio nudo, ma identificabili attraverso un microscopio elettronico (20 micron di grandezza). 

La luce che colpisce queste mini-particelle si diffonde e si disperde creando questa caratteristica apparenza nebulosa. 

Giacimenti principali: Mato Grosso, Brasile; miniere Panna, India e possibilmente molti altri depositi. 

Pietre famose e prezzi record: Queste pietre sono rare nel mercato più di quanto non lo siano nelle miniere. 

Considerazioni finali - strumentazione 

La caratterizzazione dei diamanti viene effettuata tramite un'ampia varietà di analisi gemmologiche, fisiche e chimiche. 

Un importante metodo analitico per questo scopo è la caratterizzazione spettroscopica che si basa sia su misurazioni di assorbimento che su quelle di emissione. 

Tra le tecniche principali comunemente utilizzate ci sono la spettroscopia UV (UltraVioletta)-visibile e quella infrarossa, ma sono importanti anche la spettroscopia Raman e i test sulla catodoluminescenza. 

Oltre a queste “armi da laboratorio”, l’identificazione gemmologica si può  avvalere anche della spettroscopia di risonanza paramagnetica elettronica (EPR), che viene implementata per confrontare le proprietà dei diamanti colorati trattati con quelli naturali (blu, arancione, giallo, verde e rosa). 

Gli altri diamanti colorati, naturali ma trattati 

Il trattamento ad alta pressione / alta temperatura (HPHT) può alterare il colore di alcuni diamanti marroni, poco attraenti, trasformandoli in pietre incolori, blu, rosa, gialle, verdi o verde giallastre. 

In genere, i cristalli il cui colore viene modificato da questo processo sono tipicamente sottoposti a temperature di oltre 2000 gradi centigradi e 60.000 atmosfere. 

L'alta temperatura e la pressione riorganizzano i difetti nel reticolo dei cristalli e provocano il cambio di colore. 

Questo sistema fu inizialmente sviluppato da General Electric a partire dagli anni ‘50. 

Senza l’ausilio di equipaggiamento presente nei laboratori più importanti, la separazione di queste gemme da quelle naturali può essere molto complicato, se non impossibile. 

Questa difficolta’ nasce dal fatto che tale processo altera solo leggermente la formazione della struttura del diamante e quindi non implica modifiche macroscopiche o di facile rilevamento. 

Inizialmente, questa tecnica fu utilizzata solo per migliorare il colore dei diamanti gialli o giallastri, ma, con lo sviluppo di nuove tecnologie, esso e’ diventato comune anche la creazione di altri colori. 

Articolo di: Dario Marchiori

Fonte: geologyin.com, leibish.com, G&G, .gemonediamond.com, geology.com, HPHT-Treated Diamonds: Diamonds Forever Di Inga A. Dobrinets, Victor. G. Vins, Alexander M. Zaitsev

Legenda: C=Carbonio, V=Vuoto, N=Azoto, B=Boron, H, O=Ossigeno, H=Idrogeno, Ni=Nickel, IA/B (si legge Uno A/B), IIA/B (si legge Due A/B)
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