La Magica Follia dei Numeri e i Prezzi dei Brillanti | Rare diamonds, gems, jewelry, gemology and crypto payments
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Le 4C del diamante

La Magica Follia dei Numeri e i Prezzi dei Brillanti

Da tempo immemorabile, i prezzi dei diamanti sono governati da formule speciali. 

Per coloro che non sono esperti, comprendere come funzionano questi valori non è, tuttavia, sempre un’operazione semplice ed immediata; se da un lato va tenuta presente la grandezza di una gemma, secondo una delle leggi create dal GIA e note come le “4C”, dall’altro non si possono dimenticare la maniera in cui aumenta il valore di questa pietra e certe dimensioni chiave, collegate a numeri particolari, chiamate “taglie magiche” (“magic sizes” in inglese). 

A differenza di molti beni di consumo, i prezzi dei brillanti (i diamanti con taglio rotondo a 57 o 58 faccette) non crescono in maniera aritmetica (1, 2, 3, 4 ecc.), ma attraverso una progressione geometrica (1, 2, 4, 8, ecc.), vale a dire che se una pietra di un carato viene venduta per un costo (ipotetico) di 10 euro, due carati, della stessa qualità, non si comprano con 20 euro, ma 40 euro e, sempre seguendo questa successione, quattro carati possono essere venduti per 160 euro e così via.

Andando Indietro nel Tempo

Questo sistema, che ha origini molto antiche; centinaia di anni or sono, era conosciuto come la “Legge Indiana” o “Legge di Tavernier”, dal nome del rinomato mercante francese, che tra il 1630 e il 1668, intraprese 6 viaggi verso Persia e India. 

Jean-Baptiste Tavernier (1605–1689) divenne famoso per aver acquistato importanti gemme per conto della corte reale di Luigi XIV. 

Fra esse la pietra più celebre fu certamente il “Blu di Francia” (Le Bleu de France), il diamante che venne sfaccettato più volte (nel 1673, poi di nuovo dopo il 1792, e tra il 1949 e il 1958) e che oggi è esposto nell’Istituto Smithsonian”, a Washington D.C. - USA, sotto il nome di “Hope Diamond”. 

A metà del XVIII secolo, il grande commerciate inglese, David Jeffries, autore, nel 1750, del libro “Trattato su Diamanti e Perle” (“Treatise on Diamonds and Pearls” in inglese) confermò che, al suo tempo, questo metodo era ancora in voga. 

Questo sistema non andò perso nel corso dei secoli, ma anzi mantenne il suo status di preminenza durante i grandi eventi del XIX e XX secolo: dalla scoperta delle miniere africane, alla nascita di de Beers ed infine lo ritroviamo, praticamente invariato, nelle ubiquitarie tavole dei prezzi dei diamanti ideate da Martin Rapaport nel lontano 1978. 

Questi listini moderni si riferiscono essenzialmente ai diamanti a taglio brillante che compongono attualmente dal 75% al 90% di tutti quelli sfaccettati (mentre tutti gli altri tagli, chiamati “fancy shapes”, sono compattati in una seconda lista) e sono modellati sugli standard creati dal GIA. 

Essi includono solo i “colori” compresi tra D ed M ed inoltre, a partire dal gennaio 2016, si appoggiano su una ulteriore suddivisione in 15 sottoclassi (A1-C5), fondata su minime variazioni di angoli e proporzioni che possono un notevole rincaro di prezzo. 

Il resoconto Rapaport viene incentrato sulla categoria A3 (la terza più alta). 

Dagli Esperti ai Compratori: le “Taglie” Magiche

Le proporzioni del diamante

Fino al marzo 2020, i bollettini di Rapaport vengono normalmente aggiornati ogni giovedì, ma a partire dal primo di aprile, a causa di problemi legati alla crisi mondiale del settore ed aggravata dal virus Covid19, vengono temporaneamente emessi solo su base mensile. 

Queste liste, che a detta di coloro che le curano, dovrebbero essere utilizzate solo come linee guida, sono disponibili via pagamento di un abbonamento che varia da 180 a 660 dollari annui, a seconda del contratto scelto. 

Le tabelle relative ai prezzi dei diamanti taglio brillante rotondo sono suddivise in otto categorie per le pietre sotto il mezzo carato, tre categorie dal mezzo al carato intero e sette oltre il carato. 

Tra le gemme più grandi, quelle tra i sei e i dieci carati non vengono valutate perché poco presenti sulla piazza, mentre le pietre più importanti (ben oltre i dieci carati) vengono prezzate individualmente. 

Se queste tavole forniscono importanti mezzi di comprensione da parte degli addetti al settore, diverso è il discorso per quel che riguarda le persone comuni. 

Una gran parte di coloro che si avvicinano al mondo del diamante lo fa in maniera casuale ed occasionale. 

Attraverso una sapiente guida, questi compratori potenziali possono venire incuriositi e, attraverso un’ampliata conoscenza, possono evitare grossolani errori d’acquisto. 

Per esempio, un malinteso comune è pensare che mezzo carato sia la metà della grandezza di un carato

In realtà, questo è vero solo per quanto riguarda il loro peso, mentre in termini di dimensioni reali la discrepanza tra le 2 quantità è molto minore. 

La misura media per un brillante rotondo da 0,50 carato è di 5,00 mm, mentre quella di una gemma da 1.00 carato misura 6,5 mm circa. 

Un’altra credenza comune è quella secondo la quale l’aumento di valore di questi cristalli sfaccettati sia lineare. 

Si sa, invece, che alcune carature sono considerate speciali: un terzo, mezzo, tre quarti di carato, o il carato (o più carati) intero, costituiscono le soglie numeriche che sono maggiormente ambite dai consumatori. 

I diamanti al di sotto di queste dimensioni (ad esempio .24-.49-.99) sono più difficili da vendere, semplicemente perché non raggiungono determinati numeri “rotondi”: una pietra da 0,98 carati non è proprio un carato, 47 punti non possono essere definiti come mezzo carato. 

Queste differenze apparentemente minime giocano sulla psicologia degli acquirenti che finiscono per sborsare centinaia, se non migliaia di Euro in più per sentire di possedere qualcosa di pieno (le cosiddette " taglie magiche"). 

Il salto più alto si ha a cavalo tra uno e due carati e tra due e tre carati, con un incremento che può spingerei a oltre il 20% del costo totale.

A queste somme di denaro addizionali, vanno aggiunti i sovrapprezzi derivanti della forma della pietra: il brillante rotondo è la scelta più popolare e quindi, ovviamente, la più costosa. 

Rapaport e le sue tabelle rispecchiano in parte questi salti di prezzo. 

Nei suoi listini sono previsti degli aumenti di costo tra una categoria e quella successiva (che finiscono sempre per x,x9) e delle aggiunte fino al 10% di “premium” nel passaggio di certe taglie. 

Tale margine è talvolta minore di quello riscontrato effettivamente nelle comuni gioiellerie. 

Va da sé che, come regola dettata dal buonsenso, queste discrepanze di valori vanno controllate direttamente col proprio orafo di fiducia. 

Alternativamente, si possono utilizzare le molteplici app (applicazioni) disponibili per ogni tipo di cellulare o i numerosissimi siti internet che offrono un simile servizio. 

Queste strategie commerciali sono talora riscontrabili nella qualità del taglio: a volte, per salvare alcuni centesimi di carato e mantenere il peso la pietra al di sopra di questi numeri magici, è necessario lasciare alcune imperfezioni. 

Prospettive Presenti e Future

Il prezzo dei diamanti

In sintesi, è auspicabile che i potenziali compratori si avvicinino ad una spesa importante come quella di un diamante in maniera adeguata. 

La conoscenza delle caratteristiche principali di questi mini-tesori, tra cui certamente spicca l’analisi dei costi e dei fattori ad essi legati, consente agli interessati di operare acquisti informati. 

L’utilizzo intelligente delle proprie finanze può anche condurre a un sentimento di soddisfazione e ad un ampliato ventaglio di possibilità di spesa che permetta di portare a casa, o di regalare alla persona amata, una gemma vicina ai propri desideri ed al proprio portafoglio. 

Questa positività, nel tempo, può spingere molte persone a considerare nuovi acquisti. 

Alla base di tali scelte oculate dovrebbero esserci le informazioni, specifiche e mirate, fornite dal gioielliere di fiducia. 

Questa importante figura tradizionale, in carne e ossa o dietro uno schermo, dovrebbe essere in grado di mettere a disposizione il proprio bagaglio tecnico per instaurare un rapporto personale e onesto col cliente. 

Attraverso questa relazione, l’esporto potrebbe quindi instillare la curiosità e la consapevolezza verso i diamanti che mancano in molte società contemporanee. 

La conoscenza, l’esperienza e le storie personali e personalizzate, sono le armi che il mondo dei gioielli può brandire per riavvicinarsi al cuore delle persone.

Articolo di: Dario Marchiori

Fonti: Gia.edu, G&G, si.edu, diamonds.net, jckonline.com
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