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Ci sono eventi della storia che possono esseri definiti da un singolo momento, da una sola parola; sono dei momenti nei quali qualcosa si innesca, dei momenti “
Eureka”. 

Tale esclamazione (Eὕρηκα! significa "ho trovato!" in greco antico) fu resa famosa dal matematico ellenico, nativo della Sicilia, Archimede (Ἀρχιμήδης, Archimédēs Siracusa, 287 a.C.-212 a.C.). 

Il mito narra che il famoso inventore l'abbia proferita quando, entrando in una vasca da bagno e notando che il livello dell'acqua era salito, comprese che il volume di acqua spostata era uguale a quello della parte del suo corpo immersa. 

Grazie a questa intuizione Archimede riuscì a risolvere un complicato problema affidatogli dal re Ierone/Gerone. 

Alla fine dell’Ottocento, quasi 2000 anni dopo, questa stessa esclamazione venne rispolverata e divenne il nome di una pietra, un diamante di “appena” 10,73 che però cambiò la storia. 

Fu questa gemma, trovata in Sud Africa, che scosse in maniera indelebile il mondo dei preziosi e prese il nome, appunto, di Eureka Diamond. 

Secondo il sito web di De Beers, esso fu scoperto nel 1866 da uno dei figli di Daniel Johanes Jacobus Jacobs (probabilmente il quindicenne Erasmus), un contadino olandese. 

Il ragazzo, che giocava con la pietra, la vedeva semplicemente come un bel sasso, senza sospettarne il vero valore. 

Il piccolo cristallo fu casualmente notato da un vicino in visita, Schalke van Niekerk, che aveva una certa esperienza in geologia. 

Schalke intuì che poteva trattarsi di un minerale importante e decise di mostrarlo al Commissario Civile ad interim della zona, Lorenzo Boyes, che dopo breve osservazione dichiarò: "Credo che sia un diamante". 

La pietra fu quindi inviata per posta, in una normale busta di carta, al dottor William Guybon Atherstone, il più importante mineralogista della colonia, a Grahamstown. 

Nel 1867, l’esperto annunciò che l'Eureka era il primo diamante ufficialmente scoperto in Sud Africa e gli attribuì un valore di 800 sterline (indicando erroneamente che la pietra grezza era di 24 carati, invece dei reali 21,25). 

La scoperta fu celebrata con una predizione: "Questo diamante è la roccia su cui sarà costruito il futuro successo del Sud Africa". 

La gemma fu mostrata all'Esposizione di Parigi, nel 1867 e successivamente tagliata nella sua forma attuale. 

Eventualmente, dopo che la pietra fu spedita per qualche tempo in Inghilterra (ma alcuni storici affermano che la gemma spedita fosse solo una replica), por poter essere visionata dalla Regina Vittoria e dal pubblico inglese, tornò in Africa dove venne acquistata, per £500, da Sir Philip Wodehouse, governatore della Colonia del Capo. 

Il ritrovamento casuale dell’Eureka non solo aprì una nuova era nel mondo dei diamanti, ma cambiò storia ed economia di una buona parte del continente africano (di lì a mezzo secolo furono scoperti molti altri giacimenti). 

Pochi anni dopo, nel 1869, un diamante grezzo di 83,5 carati, che poi prese il nome di Stella del Sud Africa, venne estratto nella stessa zona. 

Tale secondo ritrovamento innescò la prima vera e propria corsa ai diamanti. 

A metà e alla fine del 1870, il rinvenimento di ulteriori depositi, negli scavi del fiume a Klip Drift (oggi Barkly West), nell’area allora chiamata Colesberg Kopje (poi rinominata Big Hole) e, poco dopo, nella fattoria Bultfontein, a un centinaio di chilometri dall'odierna Kimberley, diede ulteriore impulso ad una immigrazione massiva nella zona, creando di fatto una seconda ed una terza corsa ai diamanti.

Proprio in questo frangente venne anche compresa l’origine di queste pietre, allorché’ vennero identificati i primi due depositi primari, i camini kimberlitici adiacenti alle fattorie di Du Pan Toit’s e Bultfontein, sempre nel 1869. 

Il motivo per cui questi nuovi depositi ebbero un tale impatto è abbasta semplice da spiegare. 

Fino alla scoperta dei ricchi giacimenti del Sudafrica, le uniche fonti di diamanti erano state l’India, per almeno 2000 e fino al XVIII secolo, sostituita per circa un secolo e mezzo dal Brasile, tra gli anni ’20 del Settecento a la metà dell’Ottocento (con alcune rare pietre provenienti dall’Odierno Kalimantan, in Indonesia). 

Entrambi i depositi erano, al momento del ritrovamento dell’Eureka, praticamente esauriti. 

La produzione massima di entrambi (India e Brasile) si era sempre comunque attestata su quantità relativamente piccole, se comparate ai livelli di estrazione attuale. 

Non più di 50.000-100.000 carati annuali venivano “rubati” dai loro giacimenti alluvionali. 

Entro pochi anni dal raccoglimento dei primi cristalli preziosi, nei primi anni '70 dell'Ottocento, la produzione di diamanti grezzi raggiunse per la prima volta il milione di carati nell’arco di 12 mesi. 

Dal 1871 al 1914 fino a 50.000 minatori si ruppero la schiena scavando con picconi e pale le terre aride intorno ai nuovi giacimenti, estraendo, in tale periodo, approssimativamente 13.600.000 carati di diamanti. Nei successivi 100+ anni, tale malloppo aumentò da circa 1 milione di carati, nel 1872, fino al suo massimo storico di 176,7 milioni di carati, registrato nel 2005. 

Negli anni '20, dopo gli anni bui del primo conflitto mondiale, la cifra raggiunse i tre milioni di carati. 

Cinquant'anni dopo, negli anni ’70, si avvicinò a 50 milioni di carati e negli anni '90 superò i 100 milioni di carati annui. Questa abbondanza consentì (soprattutto grazie alle abilità di commercializzazione di De Beers) a gioielli adornati di diamanti, un tempo esclusivo appannaggio di alta borghesia e nobiltà, di essere indossati da una platea di persone sempre più ampia. 

L’andamento dell’estrazione fu tutt'altro che regolare, influenzato da guerre e crisi economiche. 

Nel lustro appena trascorso, tale output è gradualmente calato: dai 152 milioni di carati del 2017, si è scesi ai 147 del 2018, ai 139 del 2019, agli 111 nel 2020 (soprattutto a cause delle restrizioni legate alle politiche anti Covid), ai 116 del 2021 e, infine, ai 120+ previsti per il corrente anno (2022). 

Va anche fatto presente che i numeri riportati si riferiscono al totale di gemme estratte, di ogni qualità e dimensione. 

Il mix di pietre calcolate nella produzione totale è composto solo in parte da cristalli di alta purezza e valore: i diamanti medi e grandi (oltre il carato) rappresentano solo intorno al 25% del volume complessivo, ma circa dal 70% all'80% in valore in dollari USA. 

Inoltre la produzione è sistematicamente costituita per oltre la metà (dal 60% a oltre l’80%) di gemme di qualità industriale, con solo il 20%-40% (numero che altalena in maniera causale di anno in anno) di qualità gemma. 

Tutta questa disponibilità di pietre non sarebbe stata la stessa se quel giorno, in un piccolo desolato villaggio, alcuni ragazzi avessero deciso di stare in casa invece di uscire a giocare. 

Ma alla fine, cosa ne è stato del famoso diamante Eureka? 

Nel 1946, il Times riferì della vendita, a un'asta pubblica di Christie's, di un braccialetto di diamanti di 20 grandi pietre con l'Eureka come pezzo centrale per 5.700 sterline. 

Il diamante rimase in una collezione privata fino a quando, nel 1967, esattamente 100 anni dopo l’annuncio della sua scoperta, De Beers lo acquistò e lo regalò al popolo sudafricano. 

L'Eureka Diamond è oggi esposto in modo permanente al Mine Museum di Kimberley a ricordare a tutti come un piccolo oggetto abbia il potere di creare una grande rivoluzione.


Fonti: famousdiamonds.tripod.com/thesolomon.co.za, mostraarchimede.it, gia.edu, awdc.be, rough-polished.com, statista.com, debeersgroup.com, nrcan.gc.ca, en.israelidiamond.co.il, sahistory.org.za, miningweekly.com, miningforschools.co.za
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