Come Riconoscere i Diamanti Falsi | Rare diamonds, gems, jewelry, gemology and crypto payments
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Giochiamo a fare il Gemmologo: come smascherare i Diamanti falsi (le Imitazioni)

“È vera o non è vera? Questo è il problema …” 

Il domandarsi se una gemma posseduta, nonostante le rassicurazioni del gioielliere di fiducia, sia effettivamente quella pagata (o ereditata) è un dubbio vecchio quanto l’uomo. 

Esiste una persona che è in grado di dissipare tali dubbi, il gemmologo

Tuttavia, una gran parte delle persone ignora l’esistenza di tale esperto, ma una volta geolocalizzata la sua presenza nella società, gli attribuiscono immediatamente doti sovrannaturali, quali quelle di poter azzeccare, con un breve colpo d’occhio, prezzo e autenticità di ogni cristallo luccicante nei dintorni. 

In realtà, questa figura professionale non è dotata di raggi X, o di vista sovrumana, ma ha bisogno di molteplici e spesso sofisticati test per poter determinare i particolari dettagli di un diamante, uno smeraldo o un rubino, ecc. 

Inoltre, un “comune” gemmologo, ossia colui che si può avvalere solo di limitati strumenti tecnici, quali il microscopio, il refrattometro o lo spettrometro portatile (per citarne alcuni), non ha normalmente la possibilità di dare un responso definitivo su una certa parte del materiale ispezionato. 

Alcune determinazioni sono al di là degli strumenti a sua disposizione. 

Tale facoltà spetta solamente ai laboratori specializzati, che posseggono costose macchine, preposte ad esami chimici e fisici piuttosto complessi. 

Va aggiunto che, sia il gemmologo che i suddetti laboratori, si occupano della parte scientifica dell’analisi di una pietra e non di quella economica. 

Il che vuol dire, in termini semplici, che la valutazione del costo di un oggetto prezioso va lasciata ad un gruppo differente di conoscitori delle gemme: i gioiellieri o i periti/stimatori di gioielli (esistono centri che offrono entrambi i servizi, ma sono una minoranza, anche per evitare conflitti d’interesse). 

I servizi offerti da tutti questi apprezzatori di preziosi non sono gratuiti e non sempre sono disponibili in ogni città. 

Per questo motivo, molti appassionati di oro e gioie devono un po’ arrabattarsi quando decidono di investire in questo tipo di prodotti. 

Non è certamente un atto astuto quello affidarsi a metodi poco convenzionali quando si è pronti a pagare cifre con molti zeri per piccoli cristalli colorati; nel caso di investimenti importanti è necessario ricorrere a servizi adeguati. 

In alcuni casi però, è accettabile, anzi divertente, usare dei piccoli trucchi per cercare di identificare alcune gemme. 

Ancora una volta, va rimarcato che appoggiarsi a tali metodi per valutare dei beni di un costo tanto elevato non è una strategia saggia. 

Questi accorgimenti vanno messi in atto, per esempio, per fare bella figura con i propri amici, o per avere un’impressione, per fare una curiosa scoperta su ciò che non si ha intenzione di sottoporre alla perizia di esperti.

Per quello che riguarda i diamanti, sono note una serie di prove che possono fornire un’idea generale sulla natura delle pietre analizzate. 

Tra i cristalli “impostori” più comuni troviamo: vetro (antica), quarzo/cristallo di rocca (antico), pasta (vetro trattato, per esempio con piombo, come nel caso di Swarovski, da alcuni secoli), zaffiro incolore (raro, alcuni secoli), doppiette/triplette (strati di gemme incollati e sovrapposti, alcuni secoli), zircone (XVI secolo o prima), topazio incolore (occasionale), spinelli/zaffiro bianco sintetico (inizio ‘900), rutilo sintetico (fine anni ’40), titanato di stronzio (metà anni ’50), YAG e GGG (granati sintetici, primi anni ’70), Zirconio Cubico (artificiale, da metà/fine anni 70’) e moissanite (fine anni ’90). 

I diamanti sintetici (la cui prima creazione risale agli anni ‘50), sono entrati prepotentemente nel mercato dei preziosi solo negli ultimi 5-10 anni, ma in questo caso si tratta di pietre con le stesse proprietà chimiche, fisiche e ottiche; essi non cadono nella categoria “imitazioni” o “simulanti”, ma in quella di sostituzioni artificiali. 

Ecco, qui di seguito, una breve raccolta di semplici test che possono aiutare a separare i diamanti veri da quelli “falsi”: 
  • Il test di conduttività elettrica (il più semplice se si dispone di un adeguato apparato di recente costruzione): il rilevamento di un diamante falso può essere ottenuto attraverso un test di conduttività elettrica, eseguito da un gioielliere, un gemmologo o da chiunque si compri un tester e sappia come usarlo. I diamanti conducono l'elettricità meglio dei loro “simulanti”, inclusa la moissanite (sintetica). Un tester elettrico fornirà un chiaro segno se la pietra è reale o una sua imitazione. Un diamante mostrerà conduttività, mentre altre pietre come la moissanite e lo zircone cubico no. Questo strumento non può essere utilizzato per distinguere i diamanti naturali da quelli artificiali. 
  • Il test di rifrattività (o rifrangenza): La rifrattività è un fenomeno ottico per il quale un raggio di luce cambia direzione e velocità nel passaggio da un mezzo ad un altro (per visualizzare questo fenomeno basta immaginarsi una cannuccia in un bicchiere d’acqua. Tuffandosi nel bicchiere, sembra che il pezzo di platica si spezzi e cambi di angolazione). I diamanti piegano o rifrangono bruscamente la luce che li attraversa, questa caratteristica consente loro di esibire straordinariamente brillantezza e dispersione (tutti i riflessi di vari colori). Le pietre come il vetro e il quarzo brillano meno anche perché hanno un indice di rifrazione inferiore. Osservando da vicino la rifrattività della pietra, si è, a volte, in grado di capire se questa sia vera o falsa. Ecco tre modi per farlo: 
  • Il metodo del giornale: capovolgere la pietra e posizionarla su un pezzo di giornale. 
  • Il test del punto: disegnare un piccolo punto con una penna su un foglio di carta bianca e posizionare la pietra al centro del punto. 
  • Il test della linea: posizionare un diamante sopra una linea nera e guardarla con attenzione. 
Se si leggono le parole sottostanti, il punto resta al centro, anche muovendo la pietra e la linea è ben visibile attraverso la gemma, probabilmente non si tratta di un diamante. 

La luce si piega molto quando passa attraverso un diamante, le forme sottostanti diventano indistinguibili. 
  • Il test di brillantezza / riflettività: la riflettività si riferisce alla quantità e alla qualità della luce riflessa da una pietra. In ogni gemma (o materiale) trasparente, parte della luce, che colpisce la stessa, entra al suo interno e si rifrange, mentre un’altra parte rimbalza contro la sua superfice e si riflette. Un diamante ha una durezza molto più alta di tutte le altre pietre preziose. Questa durezza gli conferisce un lustro (da non confondere col periodo di 5 anni) superiore che viene definito, proprio riferendosi a questa gemma, adamantino. Un vero diamante brillerà molto più di un pezzo di vetro o quarzo di dimensioni equivalenti. Inoltre le sue faccette avranno una definizione molto più decisa, gli angoli e le linee maggiormente definiti che nelle imitazioni. 
  • Il test delle inclusioni*: Quale gemma naturale, il diamante reca al suo interno dei minuscoli “souvenir”, testimonianze della sua creazione all’interno del pianeta. Questi piccoli difetti vengono chiamati “inclusioni. Per poterli vedere, bisogna utilizzare una lente di ingrandimento da gioielliere o un microscopio (nel caso di diamanti con purezza F/IF queste inclusioni non sono visibili con lente a 10 ingrandimenti). Le impercettibili macchie di minerali o lievissimi cambiamenti di colore sono segni che indicano che potrebbe essere una gemma reale, anche se imperfetta. 
  • Il test della temperatura: Quando tenuta tra le dita, la gemma è caldo al tatto? I diamanti hanno una conducibilità termica molto elevata. Ciò significa che si sentono caldi. Altre pietre false non hanno questo attributo e si sentono fresche o fredde al tatto. 
  • Il test dell’appannamento: Per operare questo test bisogna mettere la pietra davanti alla bocca e alitarci sopra come si farebbe con uno specchio. Se la gemma rimane appannata per un paio di secondi, probabilmente è un falso: un vero diamante disperde il calore dal respiro quasi istantaneamente e non si appanna facilmente. Può essere utile affiancare una pietra reale accanto alla pietra sospetta e provare questo piccolo stratagemma su entrambe. 
  • Il test della scheggiatura-frattura* (solo per pietre grezze o, in rarissimi casi, tagliate ma scheggiate): I diamanti non sono cristalli semplici da rompere, ma quando lo fanno presentano superfici irregolari. Tale caratteristica li può rendere distinguibili da gemme che presentano una frattura concoidale (simile alle valve di una conchiglia), come per esempio vetro e quarzo. 
  • Prova dell'acqua: trovare un bicchiere di dimensioni normali e riempirlo ¾ di acqua. Lasciar cadere con attenzione la pietra singola nel vaso di vetro. Se la gemma affonda, potrebbe essere un vero diamante se, invece, galleggia sotto o sulla superficie dell'acqua, è verosimilmente un falso. Un vero diamante ha un'alta densità, (ma anche moissanite o CZ che quindi non possono essere separate attraverso questa prova), mentre altri simulanti sono molto meno compatti. Inoltre, non diamante immerso in un bicchiere d'acqua sarà ben visibile e brillerà chiaramente attraverso il liquido. Alcune delle pietre finta saranno confuse con l'acqua, rimarranno quasi invisibili o non andranno’ giù fino alla base del bicchiere. 
  • Test della luce UV: per testare un diamante in un modo diverso, posizionarlo sotto una luce UV ad onde lunghe (LW) ed osservarne la reazione. Si tenga a mente che solo circa un terzo dei diamanti naturali incolori emetterà un bagliore di colore blu più’ o meno intenso (la fluorescenza di queste gemme è per il 95% blu, mentre il restante 5% può comprendere colori come arancione o rosso). La maggior parte dei diamanti non risponde alla luce UV. Per questo motivo, se la pietra non si illumina, i risultati non indicano necessariamente che si tratti di un diamante falso. 
  • Analisi della montatura*: è improbabile che un vero diamante venga incastonato in monile fatto di un metallo economico. I punzoni all’interno del castone che indicano oro o platino (10K, 14K, 18K, 585, 750, 900, 950, PT, Plat) sono talvolta un buon segno, mentre altri timbri indicanti metalli meno pregiati (per esempio l’argento) potrebbero segnalare che la pietra centrale non è un vero diamante. 
  • Il test del peso (difficile senza strumenti adeguati): gioiellieri e gemmologi di solito hanno una scala molto fine per misurare piccole differenze di impatto della gravità sulle diverse gemme. Il peso di un vero diamante è inferiore a quello di alcune delle sue imitazioni, come il CZ, lo YAG o il GGG, ma solo bilance speciali per pesare i carati saranno in grado di rilevare queste minime differenze. Inoltre, per poter eseguire questa prova, bisogna essere in grado di calcolare il volume di una pietra e confrontarlo, attraverso le tavole della gravità specifica, con le dimensioni appropriate per la sua massa. 
Un diamante di una determinata dimensione raggiungerà un peso in carati ben determinato. 

Ad esempio, un diamante rotondo da 5 mm peserà circa mezzo carato, mentre una pietra CZ della stessa dimensione tende ad essere molto più pesante, e questo è un chiaro segno che la pietra non è un diamante. (vedere voce “Densità” sulla tabella qui sotto).
  • Test dell’inchiostro (Ink test, per distinguere lo CZ)*: Questo test empirico è sorto quasi spontaneamente nell'industria dei diamanti dopo l’improvvisa apparizione in massa degli CZ (o Cubic Zirconia, o Zirconi Cubici; per comodità si utilizzerà l’articolo “lo”, lo Zirconio Cubico, o lo CZ), dopo il 1976. 
Si noti che attualmente tale simulante è di gran lunga il più pervasivo nel mercato, ma la sua presenza non si confonde, normalmente, con quella del suo rivale maggiore, poiché lo CZ viene utilizzato comunemente solo in bigiotteria (una gemma di un carato vale pochi centesimi). 

Alcuni decenni or sono, negli anni successivi alla sua apparizione, tale separazione non era così ovvia. 

Se si è, tuttavia, curiosi di operare questa piccola prova, si lucida la pietra (basta strofinarla con un panno pulito) e sulla sua superficie si versa una piccola macchia di comune inchiostro da pennarello. 

Stando a questa teoria, l'inchiostro dovrebbe bagnare il diamante e formare una chiazza tondeggiante, dai bordi lisci, mentre sullo CZ e sulle altre imitazioni l'inchiostro si ritirerebbe da gran parte dell'area coperta, come l'acqua farebbe su una superficie unta, mostrando una forma irregolare. 

La macchia deve essere esaminata prima che l'inchiostro si asciughi. 

In passato alcuni gemmologi hanno testato tale pratica utilizzando una serie di inchiostri, evidenziando che i risultati erano variabili, presumibilmente dipendenti dalla natura specifica delle sostanze chimiche utilizzate nella loro formulazione. 
  • Prova di frantumazione (meglio evitarlo): tenendo la pietra con le pinzette, riscaldarla sull'accendino o sulla fiamma di una candela per circa 30 - 45 secondi. Di seguito, immergerla immediatamente nell'acqua ghiacciata. Un vero diamante non reagirà a questo cambiamento di temperatura, ma molti simulanti, compresi quelli in vetro, zirconia cubico o quarzo, si potrebbero frantumare durante questo test. 
  • Test della durezza (potenzialmente distruttivo): Se si decide di utilizzare un kit completo per la misurazione di tale caratteristica, è bene sapere che questo è un test potenzialmente distruttivo e che può danneggiare la gemma, soprattutto se questa non è un diamante. Esistono due versioni principali di questa prova, la più comune si basa su bacchettine/penne di durezza crescente che possono graffiare materiali della stessa durezza o inferiori, mentre l’altro utilizza una serie di tavolette calibrate sempre secondo lo stesso concetto. La pietra si graffia solo quando passata con un materiale di egual o superiore durezza, nel caso del diamante, bisogna arrivare fino all’ultimo passo, il 10. 
  • Il test del grasso (difficile da eseguire): i diamanti sono idrofobi, ciò significa che non vengono bagnati dall'acqua e lipofili, ossia sono attratti dal grasso/olio. Quest’ultima caratteristica è stata utilizzata, sin dalla fine dell’’800, come modo veloce per separare i diamanti dalle altre rocce. Questo test non è facilmente eseguibile su gemme montate, e comunque non è consigliato farlo. Si tenga comunque in mente che queste gemme, avendo simpatia per le sostanze oleose, tendono ad attirarle e quindi a perdere la loro lucentezza, se non vengono pulite quando serve. 
  • Il test del raddoppio delle faccette (non adatto per separare CZ, YAG or GGG): per questo test, si prenda una lente e si esamini la pietra da vicino, tenendo lo strumento davanti ad un occhio (entrambi gli occhi rimangono aperti) e avvicinando la pietra finché non è a fuoco. Si esamini la gemma da varie posizioni (normalmente questa caratteristica non è visibile attraverso la tavola, ossia la parte superiore). Nel caso la gemma non sia un diamante (che è isometrico, ossia con proprietà uguali su tutti e tre gli assi di cristallizzazione), si dovrebbe essere in grado di vedere che le sfaccettature della parte posteriore della gemma (rispetto alla faccia posta davanti) sono doppie, come se si vedessero linee parallele. È importante controllare più angoli, perché questa qualità è più marcata in certe direzioni. 
  • Test “leggenda urbana”, Il diamante graffia il vetro: Nonostante questa affermazione sia assolutamente vera, non si può dire che possa essere di alcun aiuto per una operazione di separazione. Il vetro comune ha infatti una durezza (sulla scala Mohs) pari a 5.5. Praticamente tutti i simulanti del diamante sono più duri (vedere tabella allegata); solo il titanato di stronzio (nome che può suscitare qualche risatina), ha una resistività al graffio uguale, ma ciò implica che anche questa pietra è in grado di scalfire il vetro. 
*= meglio se fatto con l’aiuto di una lente.


Per quanto riguarda i diamanti sintetici, la loro separazione dalla loro controparte naturale può essere piuttosto complessa. 

Normalmente, per le pietre importanti ci si rivolge ai laboratori gemmologici specializzati, ma per quelle più piccole, molti si arrangiano un po’ per conto proprio. 

Per poter comunque dare una valutazione professionale e affidabile, esistono molti dispositivi che sono stati studiati per questo proposito. 

Il National Diamond Council (NDC) fornisce una interessante panoramica aggiornata dei macchinari dediti alla separazione di diamanti naturali ed artificiali attualmente in circolazione. 

Il progetto è chiamato The ASSURE Program e si può visitare sul seguente sito.

Un pensiero conclusivo

La presenza di diamanti (e di altre pietre preziose) nelle vetrine dei gioiellieri e nei cofanetti di molte famiglie si è decuplicata nel corso degli ultimi decenni. 

Con l’aumento di gemme in commercio, è cresciuta anche la spinta di creare delle alternative, alcune oneste, altre meno. 

È importante capire che ogni pietra indossata può non essere completamente naturale. 

Tentare di comprendere, da soli e senza adeguata preparazione e strumentazione, se essa sia ciò che viene dichiarato dal commerciante è un grosso rischio, soprattutto se il prezioso in questione è costoso. 

Una volta interiorizzato questo importante concetto, è comunque affasciante conoscere alcune delle caratteristiche dei diamanti, poterle condividere con gli amici e mostrare loro che si conoscono un paio di trucchetti per verificare (in maniera del tutto informale) se i loro piccoli tesori sono autentici.

Articolo di: Dario Marchiori

Fonti: ritani.com, aaaplatinginc.com, it.sawakinome.com, wikipedia.com, gemsociety.org, diamonds.pro, serendipitydiamonds.com, britannica.com, libro: Le 4 Ere del diamante (dell’autore di questo articolo).
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